Ancora una volta il cinema di Marco Bellocchio incontra la storia, quella storia che ha scritto le pagine più significative e perturbanti del nostro paese, in un modo sempre rivoluzionario e controcorrente. Dopo quasi vent’anni da Buongiorno, notte la cinepresa di Bellocchio ritorna a sezionare il caso Moro con Esterno notte.
Questa volta, però, proprio come suggerisce il titolo, la prospettiva sarà esterna.
L’intento di Bellocchio è quello di raccontare quei fatidici cinquantacinque giorni attraverso le impressioni di personaggi, politici e non, che hanno avuto un ruolo chiave, diventando protagonisti di quella torbida vicenda quanto l’onorevole Moro.
La prima parte del film (con la seconda in uscita a giugno), si articola in tre capitoli: di questi solo il primo sarà incentrato sulla figura di Moro. Gli ultimi due, invece, saranno dedicati al ministro degli interni Francesco Cossiga e a Papa Paolo VI.
Aldo Moro: un uomo in Esterno notte
Come già anticipato, il primo capitolo vede protagonista l’onorevole Moro a pochi giorni dal suo rapimento.
L’Italia è travolta dagli anni di piombo e da sanguinose e quasi quotidiane rivolte. Il paese è in frantumi sia socialmente che politicamente, diviso tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Ed è proprio durante questo clima teso che Moro, in accordo con Berlinguer, propone il compromesso storico tra DC e PCI.
L’invito alla formazione di un governo coeso non viene visto di buon occhio né dalla DC né dal PCI, per questioni storiche risalenti al secondo dopoguerra. Nonostante alcuni membri della DC avvertano Moro che coinvolgere i comunisti sia un passo falso, lo statista non demorde.
Moro, però, non era solo un politico, ma un padre di famiglia, e dentro le mura di casa viveva un’esistenza relativamente tranquilla.
Era un uomo che viveva con una certa preoccupazione quel periodo turbolento, ma che manteneva viva la speranza che la situazione potesse migliorare. Speranza dettata anche dalla forte dedizione per il suo lavoro.
Tuttavia, il suo destino è segnato: la mattina del 16 marzo, di fatto, le brigate rosse gli tenderanno un agguato, assassinando meschinamente i cinque uomini della sua scorta.
Bellocchio però, non presenta Moro come un uomo ineccepibile, ma come un uomo comune diviso tra famiglia e lavoro, tra speranze e ansie.
È un uomo sopraffatto da eventi più grandi di lui, e nonostante lo spettatore sappia come si concluderà la vicenda, spera, inutilmente, che possa salvarsi. Ma la storia talvolta non risparmia nemmeno il cinema.
Francesco Cossiga: l’oblio in Esterno notte
Il secondo capitolo del film è dedicato alla figura di Cossiga (un impeccabile Fausto Russo Alesi), ministro dell’interno durante il IV governo Andreotti.
Il ritratto di Cossiga è a dir poco inquietante, perché mostra in maniera minuziosa il cedimento di un uomo che deve salvare Aldo, figura a lui paterna.
Cossiga si mostra sin da subito come un uomo divorato dalla solitudine, familiare e inquieto. Il caso Moro si intreccia alla sua vita rendendola un labirinto dal quale non riesce a uscire.
Cossiga sembra avere un cappio stretto al collo, e per la pressione che avverte arriverà a sfiorare la pazzia. Non sarà più il repressivo ministro degli interni, ma un uomo divorato dal senso di colpa e dalla frustrazione, senza nessuna via di scampo.
Durante la visione del secondo capitolo, si avverte un senso angoscioso di claustrofobia, perché si assiste alla distruzione di una psiche sprofondata nell’oblio.
Papa Paolo VI: la pena umana in Esterno notte
Altra figura rilevante è quella del pontefice Paolo VI (un Toni Servillo sempre sul pezzo), intimo amico della famiglia Moro, che si scoprirà terribilmente impotente. Tuttavia, nonostante sia un uomo gravemente malato, si dimostrerà tenace nella sua fragilità e sarà disposto persino a trattare con le Brigate Rosse per salvare Moro.
Il terzo capitolo è ricco di simbolismi e di immagini suggestive, che si intrecciano perfettamente ad Aldo Moro. Per il Papa – e anche per Bellocchio – Moro è un Cristo che, abbandonato dalla politica, è sacrificato all’altare di interessi politici provenienti dalle alte sfere.
Paolo VI vorrebbe aiutare Moro a sollevare quella croce, vorrebbe levargliela di dosso, ma non può fare nulla, e questa consapevolezza lo annienta. Vedremo un uomo contrito di fronte al male ingiustificato che gli uomini recano ad altri uomini.
Il caso Moro ha avuto un impatto distruttivo, scatenando una psicosi generale, e Bellocchio mette in risalto la sfera psicologica di uomini logorati da tale segmento di storia.
La prima parte di Esterno Notte si conclude lasciando lo spettatore in attesa trepidazione della seconda, che vedrà coinvolto il prospetto di altri personaggi chiave.
Quella che emerge è una forte volontà di narrare una storia umana (tipica del cinema di Bellocchio), senza fare distinzioni tra buoni e cattivi. Una storia di uomini comuni che compiono delle scelte, in grado di sconquassare interi equilibri sia privati che pubblici. Il regista non ostenta giudizio, ma si limita a mostrare i fatti allo spettatore, in modo che acquisisca una coscienza in grado di sentenziare.