Nel 1957 Ingmar Bergman dirige Il posto delle fragole, capolavoro della storia del cinema. Il film ha ricevuto numerosi premi e una candidatura all’Oscar come miglior soggetto originale.
Il posto delle fragole è un trattato filosofico, un’ode alla vita, una riflessione su un tema sempre attuale. Una storia di meditazione sulla vita e sulla morte. Ci troviamo davanti ad un film senza tempo, anche se il tempo è il vero protagonista della pellicola.
Protagonista figurato invece, è il professor Isak Borg, 78 anni, laureato in medicina, il quale è in procinto di raggiungere l’università di Lund per ricevere un premio speciale per il cinquantenario della sua attività professionale. Durante il viaggio in macchina lo accompagna la nuora Marianne, la quale non apprezza i suoi modi di fare freddi ed egoisti. Il viaggio diventa l’occasione per un ripensamento della propria esistenza, un’amara messa a fuoco dei propri fallimenti da parte del professore, il quale giungerà forse ad una salvezza dell’anima.
Isac Borg
Il professor Borg è un anziano dal carattere duro ed egoista, che lungo l’esistenza ha sacrificato gli affetti in favore della carriera. È scontroso con chiunque lo circonda, quasi come se non avesse tempo per gli altri. Grazie alle confessioni della nuora durante il viaggio, si rende conto di non conoscere per niente suo figlio. Il viaggio diventa così metafora e sintesi del percorso della sua vita, scoprendo che le migliori soddisfazioni le ha avute solo dalla sua carriera.
In cuor suo però sa di aver sbagliato la gestione dei rapporti nella sua vita. È turbato, infatti gli basta un incubo per destabilizzare la sua fredda neutralità esistenziale e gettarlo in un’angosciante psicoanalisi che gli fa provare un senso di nausea per il modo in cui ha vissuto finora. la solitudine, oscura compagna, può essere sconfitta solo dall’affetto dei suoi cari.
Nel suo primo sogno vede orologi senza lancette, un uomo senza volto, una bara con un suo sosia che lo trascina a sé. In esso è contenuto tutto lo sviluppo simbolico del film, rappresenta quasi il suo manifesto poetico. Una riflessione in un arco di tempo indefinito. Le lancette degli orologi non ci sono, quasi a significare che il tempo si è fermato. Una pausa temporale nella quale l’unica cosa che deve muoversi è la coscienza del protagonista, chiamato a riflettere sulla vita e sul tempo trascorso in essa.
Il messaggio che Bergman vuole darci attraverso i panni di Isak Borg è chiaro sin dall’inizio del film: alt, fermati a riflettere. La tua vita è quasi finita, puoi dire di aver vissuto?
Sognando il doppio di sé che cerca di trascinarlo giù in una bara, Borg inizia una simbolica lotta con i suoi ricordi spiacevoli, creduti sepolti, che invece riemergono e lo costringono al confronto con se stesso, cosa che infatti avviene durante il viaggio.
Il viaggio
Una deviazione dell’itinerario conduce i due viaggiatori alla casa dove Isak ha vissuto per vent’anni con nove tra fratelli e sorelle e dove il vecchio si lascia travolgere dai ricordi. Rivede la cugina Sara, da lui un tempo amata, intenta a raccogliere le fragole per lo zio Aron, di cui ricorre l’onomastico. Oltre che raccogliere le fragole, si raccoglievano i primi impulsi d’amore.
Un film che tratta dei ricordi della vita passata e dei rimpianti per le occasioni perdute, di un’esistenza più felice, ormai non più raggiungibile per l’imminenza della morte. L’idea del viaggio rimanda, esplicitamente, alla psicanalisi. È ricordando che si rimettono insieme tanti pezzi di puzzle individuali, e si riesce a guarire. Soprattutto, ad accettarsi. Il posto delle fragole é un viaggio all’interno di se stessi. Alla ricerca del proprio tempo perduto, più esplicitamente, della gioia o della malinconia dell’infanzia e della gioventù.
Infatti tra il passato e il presente, il sogno e la realtà, l’altruismo e l’egoismo che caratterizzano la vita del protagonista, assistiamo al momento in cui egli avrà la possibilità di inabissarsi nel suo passato e scoprire se stesso fino a farne scaturire i grandi difetti che hanno caratterizzato la sua vita, permettendogli di farsi un esame di coscienza, che troverà la sua summa di severità nel sogno/incubo in cui fallisce una prova d’esame.
Bergman ci mette di fronte ad un film positivo, che induce lo spettatore a guardarsi dentro, a consigliarsi di condurre una vita non egoistica. Perché effettivamente, alla fine del viaggio della vita, l’unica cosa che conta sono gli affetti e nulla più. Solo attraverso il contatto umano si possono superare dolore e solitudine. La vita è soltanto un brevissimo lasso tempo, un puntino collocato all’interno in una misura infinita. Attraverso le emozioni però, possiamo far sì che quel misero puntino abbia un senso, assuma una forma ed una sostanza. Possiamo far sì che un puntino microscopico diventi una cosa enorme e ricca di colori.
Il protagonista, giunto al termine della sua vita, raggiunge la consapevolezza della bontà proprio attraverso i contatti umani. Infatti fa degli incontri che in qualche modo apriranno la sua concezione della vita e lo porteranno a ripensare profondamente al processo esistenziale, fatto di scelte e di decisioni spesso votate all’indifferenza verso gli altri, che lo hanno portato a quel punto.
Il posto delle fragole è un film sul tempo, protagonista del racconto, sul cambiamento che opera in noi, sulla paura della morte e su quella maschera pirandelliana che l’uomo indossa per risolvere le sue crisi, nascondendo le passioni e i dolori. Non è un ritorno indietro nel tempo, ma un ritornare del tempo.
Epilogo
91 minuti di riflessioni. Bergman, a soli 39 anni, ci mostra l’intero senso della vita attraverso Isak Borg, il quale dopo aver ripercorso le emozioni della vita, accetta la morte. Il viaggio lo ha cambiato e giunto ormai alla sera, una lunga inquadratura dei suoi occhi ci da il messaggio forte e chiaro: non basta esistere per essere vivi. Ci si può sentire morti pur essendo vivi. E ancora, si può rinascere a nuova vita: (ri)vivere, anche morendo.
Il suo iniziale “sono morto pur essendo vivo” si trasforma in “mi sento vivo anche se sto morendo”. Il posto delle fragole non è un film, è un elogio all’esistenza.
Leggi anche: “Bergman e il Trascendente – La Trilogia del silenzio di Dio”