L’avventura e il dramma dell’incomunicabilità – Antonioni

Lory Coletti

Maggio 6, 2020

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Siamo nell’anno 1960, quando, dopo i primi tentativi cinematografici  e un’immersione nel mondo teatrale, Michelangelo Antonioni si procura fama internazionale con il film  L’Avventura e il premio della giuria al Festival di Cannes.  A questa perla della storia del cinema seguiranno altri tre film inseriti nella tetralogia esistenziale o “trilogia della’incomunicabilità” (L’avventura, La notte, l’Eclisse e Deserto rosso).

l’Avventura: Il silenzio

Tutti i film della trilogia privilegiano l’argomento della “malattia dei sentimenti” ovvero l’amore con le sue complicazioni. L’uomo e la donna sono due entità distinte e diversissime, due universi paralleli incapaci di convergere in un punto d’incontro.  Da questa assenza di comprensione reciproca, deriva l’incomunicabilità che si traduce in una resa cinematografica silenziosa. L’Avventura ha una sceneggiatura essenziale, priva di parole lussuose e frivole, ci sono poche frasi esaustive, il resto è silenzio. Tutto ciò che non si può spiegare si mostra con il predominio della forma sulla retorica. La macchina da presa segue i personaggi vaganti per le strade, immersi nel flusso dei loro pensieri per noi proibiti. L’ambientazione è quella di una Sicilia arretrata, ma per questo ancor più affascinante, i personaggi sono borghesi romani imbevuti nel benessere che gli anni sessanta offriva all’Italia.

l’Avventura: Un continuo imbroglio

Di che genere stiamo parlando? Antonioni ci imbroglia, perché per la prima metà del film esso non può sembrare altro che un poliziesco. La protagonista Anna, seguita dalla sua migliore amica Claudia e dal fidanzato Sandro, va in crociera in Sicilia con un gruppo di amici. Mentre i ragazzi perlustrano un’isola, la ragazza si smarrisce. Chi guarda è convinto che il film stia andando in quella direzione, che si debba improntare sulla scomparsa della giovane. I personaggi si fanno sospettosi, iniziano le ricerche, le domande alle persone del posto, gli annunci sul giornale, ma di Anna non c’è traccia. Man mano che il tempo scorre, tutti sembrano dimenticarsi progressivamente dell’accaduto e ne danno sempre minor importanza, come se Anna non fosse mai esistita.

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La trama della storia si sposta su un amore proibito, l’attrazione fatale tra Sandro e Claudia. Antonioni ci ha imbrogliato dall’inizio. Credevamo che la protagonista fosse Anna, ma alla fine si riscopre essere il personaggio di Monica Vitti, Claudia. Seppur assente o di cornice per i primi sessanta minuti del lungometraggio, sono i tormenti psicologici di quest’ultima a dare forma al film.

l’Avventura: Donne e uomini

La maledizione che vige tra gli uomini e le donne è in un’attrazione che non riesce a completarsi in una comprensione reciproca. Antonioni ci mostra una femminilità  ipersensibile, assetata di sensazioni, riflessiva e profonda fino al dubbio amletico. Al contrario gli uomini appaiono superficiali e vuoti. Questa è la tragedia vissuta da Anna e Sandro all’inizio del film. Lei indaga nei suoi sentimenti, non riesce a comprendere  cosa provi per Sandro. Lo percepisce come un estraneo. In lui la donna legge una barriera d’inconoscibilità di cui egli non si cura, reputando stupide le preoccupazioni della sua consorte.

      Sandro: «Le parole servono sempre meno, confondono. Io ti voglio bene, non ti basta?»

Anna: «L’idea di perderti mi fa morire, ma non ti sento più»

Sandro: «Anche prima a casa non mi sentivi più?»

Anna: «Tu devi sempre sporcare tutto!».

Lo stesso vale per Giulia e Corrado, due amici di Sandro e Claudia, memorabili per un’incomunicabilità che sfocia in un odio sottile. Corrado è un uomo sarcastico, devoto a punzecchiare la sua compagna che sente un perenne senso di trascuratezza da parte dell’uomo che ama. Presa dall’ira per questo abbandono, Giulia si lascia andare al brivido di un tradimento con un ragazzino di diciassette anni. Per difendersi dal giudizio di Claudia che aveva visto la scena, lei affermerà:

«Dillo pure a Corrado, digli che il mio cuore batte forte».

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l’Avventura: Un dilemma etico

Sandro: «Sacrificarsi è idiota, se Anna fosse qui capirei i tuoi scrupoli»

Claudia: «Possibile basti così poco a cambiare? a dimenticare?»

Sandro: «Basta molto meno».

L’attrazione tra Claudia e Sandro è improvvisa e inaspettata. Claudia, ancora scossa per l’avvenuto, scappa via  dall’uomo che la rincorre, infatuato di lei. Il conflitto interno di Claudia è nell’attrazione innegabile verso Sandro e i sensi di colpa nei confronti dell’amica.  A un certo punto rinuncia a combattere i suoi sentimenti e va da lui. Insieme cercano Anna.

Nuovamente  le due figure, femminile e maschile,si oppongono dialetticamente.  Sandro non si lascia affliggere da ripensamenti, vuole Claudia, la quale invece si lambicca nella sua disperazione. La donna è alla ricerca di una verità etica. Nel frattempo non accetta il transeunte della vita che porta a scordare ogni tipo di affetto e di sentimento. 

«Tutto sta diventando maledettamente facile, perfino privarsi di un dolore».

La superficialità sentimentale

«Non ho mai visto una donna come te che ha bisogno di vedere tutto chiaro».

Queste sono le parole che Sandro rivolge a Claudia, mentre lei è impegnata nella decifrazione della realtà. Sandro ha l’ingenuità di un bambino nel dimenticarsi del passato, godendo del suo presente. La sua è una superficialità sentimentale; L’uomo addirittura le chiede di sposarlo, quando soltanto tre giorni prima ne stava parlando con un’altra donna. Questa è la conferma di una polarità, tra un eccessivo lavoro cognitivo femminile e un’avventata spontaneità maschile.

Claudia in quanto donna ha bisogno di sentire l’amore a ogni livello, per questo scongiura Sandro di ribadirglielo in maniera costante:

Claudia: «Devi dirmi che mi ami»

Sandro: «Lo sai, perché dovrei dirtelo?»

Claudia: «Già… perché?».

Claudia non capisce il perché di questo bisogno di attenzioni. Probabilmente perché teme interiormente di essere dimenticata da Sandro con la stessa facilità con cui lui ha dimenticato Anna. Probabilmente perché, esattamente come Anna, non riesce a sentirlo abbastanza.

«Mi sembra di non conoscerti»

Barricato nella sua superficialità sentimentale, Sandro è affascinante, ma anche vuoto e inconoscibile .

Il lungometraggio assume le forma di un cane che si morde la coda. In una maniera circolare, gli stessi sentimenti e mancanze di Anna cominciano ad appartenere a Claudia. Claudia si trasforma in Anna, come se la sostituisse in questo ciclo doloroso. Non è un caso che  all’inizio del film, poco dopo la scomparsa della ragazza, il personaggio di Monica Vitti indossi una maglietta della sua amica, come se ne avesse preso il posto, come se ci fosse stato il passaggio del testimone.

La scomparsa di Anna è metafora della perdita repentina del sentimento di Sandro, che esattamente come la ragazza, non lascia più traccia. L’amore e le relazione per l’uomo non sono altro che la ripetizione di un avvenimento edonistico e fruibile, indipendentemente dal soggetto con cui si viva l’esperienza. 

FILM IN TV - L'avventura, di Michelangelo Antonioni - SentieriSelvaggi

Come Sandro ha dimenticato Anna, così dimentica Claudia. I timori della protagonista erano fondati. Lo stesso uomo che derideva i dubbi della sua compagna circa la loro relazione, è sorpreso ad amoreggiare con un’attrice americana. Alla vista del tradimento, lei scappa via. Il film ci congeda con Sandro su una panchina e Claudia che gli accarezza la testa, con sguardo apatico. La donna perdona il tradimento e si apre alla sofferenza che aveva condannato Anna.

Una borghesia in putrefazione

Anni sessanta, benessere, crescita economica. Sembrerebbe la ricetta perfetta, soprattutto per chi ha potuto trarne i benefici più in fretta, ovvero la ricca borghesia romana. Tuttavia questa classe sociale ci sembra tutto tranne che soddisfatta. La borghesia di Antonioni è svuotata dalla sua ricchezza, è annoiata dal suo benessere Tutti ne sono esempio. Anna sembra fare le cose senza un senso, come posseduta da un immanente disagio che non riesce a spiegarsi. 

«Anna non era mai soddisfatta, come se io o il padre non le bastassimo».

Sembra quasi che tutta la ricchezza del mondo, non riesca a completare la solitudine di questi personaggi, non riesca a dare alla loro vita un senso o un qualche forma di felicità. La ricchezza e il lusso fanno crescere proporzionalmente un senso di apatia, come nel caso di Anna o addirittura di una superficialità disinteressata ai rapporti reali, nel caso di Sandro.  Quella dipinta è una società che si lascia sedurre da un edonismo vuoto e interscambiabile, senza mai rimanerne soddisfatta. 

Chi cerca d’interrogarsi sull’insensibilità delle coscienze, ne rimane deluso e cade  nell’alessitimia. Alessitimia, dal greco, “mancanza di parola e di emozioni”, “incapacità  nel riconoscere  le proprie emozione e nel descriverle”. Quella incomunicabilità uomo- donna  si trasforma in una condizione personale devastante, una condizione che riesce a palesarsi, forse, soltanto nello sguardo di Claudia nell’ultima scena dell’ Avventura.

 

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