Fronte del porto o Il riscatto morale di Elia Kazan – Un regista emarginato si racconta

Eugenio Grenna

Febbraio 12, 2021

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Il Maccartismo, tra politica e cinema – Cenni Storici

Il 14 gennaio 1952, Elia Kazan, regista, attore (cinematografico e teatrale), sceneggiatore, produttore e scrittore tra i più celebri del panorama cinematografico e più in generale della realtà culturale americana degli anni trenta-quaranta, viene chiamato a deporre al Congresso, riconoscendo di essere stato iscritto al P.C. per nove mesi, nel 1934 e nel 1936, rifiutando però di denunciare compagni, amici e colleghi.

Perché Kazan viene chiamato a deporre? Il P.C. rappresenta una condizione di illegalità? Che cosa accade negli Stati Uniti e più ancora a Hollywood in quegli anni?

Il clima negli Stati Uniti è sempre più teso e comincia a serpeggiare prima cautamente e poi in modo sempre più avventato e dilagante un anticomunismo ottuso e fanatico.

Analisi del capolavoro di Elia Kazan, Fronte del porto, dal punto di vista politico e cinematografico nel periodo del maccartismo a Hollywood.

Articolo del periodo maccartista ad Hollywood

Figura storica chiave per lettura del periodo denominato anni più tardi “la caccia alle streghe”, è il senatore repubblicano Joseph McCarthy, colui che tutto crea e più in generale distrugge.

McCarthy s’inserisce assai abilmente in questo clima inatteso e ansiogeno, iniziando la sua campagna scagliandosi addirittura contro il Dipartimento di Stato (il Ministero degli Esteri) USA, denunciando il suo apparato, dagli ultimi gradini fino ai livelli più alti.

Secondo McCarthy infatti oltre duecento fra dirigenti e funzionari sono agenti comunisti infiltrati.

Dunque cosa accade?

Molti deputati e senatori dello stesso partito di McCarthy, quello repubblicano, dichiarano che la posizione del senatore e la situazione venutasi a creare altro non è che una grottesca montatura.

Non vengono però ascoltati.

Analisi del capolavoro di Elia Kazan, Fronte del porto, dal punto di vista politico e cinematografico nel periodo del maccartismo a Hollywood.

Manifestazioni comuniste ad Hollywood – Liberate i prigionieri

McCarthy dimostra infatti a differenza dei molti colleghi e uomini di potere (dello stesso partito e non), di conoscere il sentimento del popolo americano.

Il pericolo rosso rappresenta in questo momento la principale preoccupazione dell’americano medio.

Non molto tempo dopo, il Congresso approva la costituzione della HUAC, House on Un-American Activities Committee, una Commissione per le attività antiamericane, fortemente voluta da McCarthy, tanto da diventarne persino presidente.

L’anticomunismo non è più una posizione politica, piuttosto un dogma su cui si misura “l’americanità” degli americani.

A complicare l’intera situazione si pone il Partito Comunista Americano, una formazione combattiva, a cui guardano con simpatia molti intellettuali, tra cui diverse figure di grande importanza per il mondo di Hollywood.

Il P.C. è però sostanzialmente ininfluente e a McCarthy non interessa né colpirlo, né affondarlo, poiché tutto ciò a cui punta in realtà è debellare qualsiasi atteggiamento critico verso l’ordine costituito.

L’opposto dell’ordine costituito è secondo McCarthy, senza approfondimenti ulteriori, un comportamento definito automaticamente: comunista, contro il paese, nemico, pericoloso.

Analisi del capolavoro di Elia Kazan, Fronte del porto, dal punto di vista politico e cinematografico nel periodo del maccartismo a Hollywood.

Le deposizione comuniste tra Hollywood e Congresso USA

L’ambiente di Hollywood diviene ben presto un terreno di caccia particolarmente favorevole, poiché vi lavorano non soltanto molti intellettuali, ma anche diverse persone costrette tempo prima a emigrare dall’Europa appena dopo l’avvento dei fascismi.

Qui vengono colpiti non solo gli elementi dichiaratamente di sinistra, ma pure quelli genericamente liberali, tra cui Chaplin, che si ritrova (pur non avendo commesso alcun reato) la carriera definitivamente stroncata e senza più speranza di tornare alla ribalta.

Analisi del capolavoro di Elia Kazan, Fronte del porto, dal punto di vista politico e cinematografico nel periodo del maccartismo a Hollywood.

Il regista Elia Kazan sul set

Anche il mondo di Hollywood comincia a subire le cosiddette purghe anticomuniste, appoggiate da personalità decisamente influenti, come John Wayne e Edda Hopper.

Inizialmente molti resistono (tra cui lo stesso Elia Kazan), finendo col cedere e collaborare con la Commissione per le attività antiamericane in seguito alle celebri “minacce di fine carriera”.

Per fare due soli esempi: Gary Cooper e Elia Kazan.

Analisi del capolavoro di Elia Kazan, Fronte del porto, dal punto di vista politico e cinematografico nel periodo del maccartismo a Hollywood.

Cinema e Politica – Red Scare a Hollywood

I due chiamati a deporre una prima volta negano, come già anticipato.

Minacciati e richiamati una seconda volta però cambiano comportamento e parlano vigliaccamente e vergognosamente, denunciando molti colleghi, amici e persino familiari.

Da qui, la celebre lista nera dei Dieci di Hollywood, che Kazan contribuisce a fortificare, con la conseguente caduta della sua credibilità e lealtà all’interno del panorama culturale americano.

Due fatti storici questi assolutamente decisivi per l’approfondimento di un film importante e fortemente simbolico quale è Fronte del porto.

TERRY MALLOY LA SPIA – ELIA KAZAN SACRIFICA, SOTTOMETTE E PUNISCE IL DIVO BRANDO, SACRIFICANDO, SOTTOMETTENDO E PUNEDO SÉ STESSO.

Marlon Brando e Elia Kazan sul set

Come è noto, Fronte del porto trova la sua origine in un racconto letterario poco noto di Budd Schulberg, ispirato a sua volta ad alcuni articoli di Malcolm Johnson.

Terry Malloy (Marlon Brando), è un ex pugile bambinone con una corporatura da soldato, di notte dà da mangiare ai suoi piccioni e da giorno lavora come scaricatore di porto.

È uno come tanti, e questo Kazan lo mette in chiaro fin da subito, evidenziandone tutti i difetti, dal suo essere facilmente corruttibile, alla sua poca volontà di lavorare, piegandosi dinanzi alla fatica.

Non è un donnaiolo, anzi, le ragazze preferisce guardarle sulle riviste per uomini: solo uno dei molti elementi che rendono Terry solo, isolato rispetto a tutto e tutti. Persino rispetto al fratello, il pezzo grosso di una gang che controlla il sindacato dei portuali di New York, per la quale anche lo stesso Terry lavora.

Un omicidio però cambia le cose, destabilizzando emotivamente Terry, che mai prima di quel momento si sarebbe potuto aspettare di ritrovarsi le mani macchiate di sangue.

Ancor più del sangue della povera gente.

Marlon Brando è Terry Malloy, la spia che si ribella allo stesso sistema corrotto che l’ha generata

Ecco dunque che da qui ha inizio una faticosa e sempre più rivoluzionaria crisi di coscienza, che non solo rende Terry uomo del popolo, ma anche qualcuno capace di amare, o meglio, di interessarsi all’amore.

Elia Kazan si racconta attraverso il personaggio di Terry Malloy, che è uno come tanti, che si distingue esclusivamente per le sue caratteristiche fisiche prima e per la sua bontà d’animo dopo.

L’esistenza di Terry per quanto isolata viene tollerata e rispettata, almeno finché le regole ferree e autoritarie della gang vengono seguite come il suo capo, Johnny Friendly (Lee J. Cobb), vorrebbe.

Questa condizione in qualche modo pacifica e silenziosa, viene a mancare nel momento in cui Terry Malloy decide di opporsi all’ideologia della violenza portata avanti con sempre più ferocia dalla gang di Friendly.

Momento di massima identificazione tra personaggio fittizio e regista del film è quello in cui Terry Malloy testimonia in tribunale contro la corruzione e le angherie perpetrate nei confronti della povera gente e dei molti lavoratori di New York dalla gang di Johnny Friendly.

Terry Malloy diviene una spia, un uomo che non deve più esistere per nessuno, la cui presenza debba essere soltanto percepita.

Il crollo di un uomo che pone in primo piano l’amore individuale e collettivo ed il rispetto delle condizioni sociali essenziali.

I due fratelli, Charley Malloy (Rod Steiger) e Terry Malloy (Marlon Brando)

Non è cambiato, questo sembra voler costantemente ribadire.

Lui è sempre lo stesso uomo, per certi versi anche migliore di quello precedente.

Kazan infatti si racconta e mette a nudo, portando sullo schermo due fasi di vita molto diverse tra loro: la prima, quella di massima fiducia rispetto alle regole della gang e della sua piccola realtà criminale e la seconda, di totale negazione e volontà di cambiamento, chiaramente in meglio.

Un cammino verso la legalità e maturità

Come per tutto la filmografia di Kazan, anche Fronte del porto rappresenta un modello cinematografico di chiari intenti sociali e politici.

Sono molti i sottotesti etici e politici, a partire dalle due differenti ideologie, la chiesa e il popolo.

Il film, trionfatore agli Oscar, rappresenta inoltre un punto di svolta per la Hollywood degli anni Cinquanta, in quanto vero e proprio manifesto di uno stile di recitazione, quello del Metodo Actors Studio, portato negli Stati Uniti come vera e propria scuola di pensiero proprio dallo stesso Elia Kazan.

Terry (Marlon Brando) e Edie (Eva Marie Saint). L’amore che trionfa sulla violenza

Fronte del porto diviene dunque una prima prova di valore per questa nuova forma di divismo ancora estranea alle logiche produttive hollywoodiane, cui Brando sceglie di prendere parte fin da subito.

Un metodo di recitazione come noto basato sul modello stanislavskiano: il divo/l’attore deve vivere e identificarsi a pieno nel e con il suo personaggio. Non c’è finzione, si crea una realtà differente, filtrata e creativa, all’interno della realtà quotidiana.

Il film di Kazan pone prima di qualsiasi altro tutti i suoi attori e personaggi principali al centro di questa logica interpretativa: da Brando alla Marie Saint, da Steiger a Karl Malden, raggiungendo un modo tutto nuovo di fare e intendere il cinema.

Il film vince numerosi premi, dall’Oscar per la regia e il film, fino a quelli per la sceneggiatura e la fotografia, o ancora il Leone d’argento a Venezia.

Ma nonostante ciò, Fronte del porto ottiene la sua fama per una ragione molto differente: quella legata agli aspetti più precisamente politici e sociali.

Fronte del porto – Fotografia di backstage

Un po’ per il suo farsi parabola sull’anticomunismo americano, un po’ per farsi strumento di denuncia degli abusi, della corruzione e delle scorrettezze interne all’élite Hollywoodiana di quel periodo.

Kazan torna sulle decisioni che hanno stravolto la sua carriera e vita personale, raccontando la spia, non più come vigliacca e traditrice, piuttosto come una figura eroica che si ribella alla violenza e alle rigide regole impostegli.

Cinema americano classico che non è più classico, per questa sua volontà così forte di farsi altro, uno strumento di innovazione, cambiamento, tanto sulla tecnica, quanto sulla narrazione.

Il racconto metaforico di un sindacato inesistente, quello dei portuali, che fa da specchio a quello dei registi e più in generali degli autori Hollywoodiani.

Inquadratura dalla celebre scena finale – Terry Malloy subisce la punizione, ripulendosi e ribellandosi alla versione precedente di se stesso

Marlon Brando porta addosso il peso della colpa, consegnando in un finale di indubbia potenza narrativa e scenica, uno dei momenti più alti del cinema americano dagli anni Cinquanta ad oggi, in cui Brando/Malloy nel ribellarsi alla violenza che l’ha soggiogato fino a quel momento, accetta una punizione, per ripulirsi, e tornare a sporcarsi le mani.

Questa volta non più di sangue, piuttosto di pesce o carbone, alla ricerca del lavoro, dell’affermazione, dell’amore, del sogno americano e del tanto reclamato american way of life.

Leggi anche: L’ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo – Una parabola hollywoodiana di libertà e coraggio

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