Il segreto del finale di Kill Bill

Andrea Vailati

Marzo 17, 2020

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Il segreto del finale di Kill Bill.

Grazie. Questa è l’ultima battuta di Beatrix Kiddo in Kill Bill vol. 2.
In un primo sguardo, che potrebbe comunque rivelarsi quello giusto, verrebbe da supporre immediatamente che si tratti semplicemente di un ringraziamento, metafisico, divino, destinale al fatto che il mondo, Dio, o qualunque forza le abbia permesso di farcela, l’abbia portata a riottenere sua figlia, a essere felice.

Certo, questo è un assunto inequivocabilmente giusto, è il fine e la fine ultima di questo capolavoro di Tarantino, l’essenziale trionfo della Sposa, il lieto fine più pulp di sempre.

Però, forse, esiste un segreto in quelle sei lettere pronunciate, un segreto che un maestro come Quentin, mai come in questo film, poeta di un romanticismo assai tortuoso, potrebbe davvero aver nascosto.

Facciamo un piccolo passo indietro: cosa succede subito prima che Uma Thurman ringrazi? È in bagno. In un’esplosivo pianto, divora tutti i demoni e tutta la devastante frustrazione esistenziale che ha subito. Rinascere dal coma, uccidere, uccidere ancora, rischiare la morte plurime volte, essere seppellita viva, eliminare ogni pezzo del suo passato, nome dopo nome, spada dopo spada. Uccidere persino il suo grande amore, innamorandosene ancora e ancora quanto più gli si avvicina, ammettere la sua fragilità.

Eppure, nel mentre della disperazione necessaria per esorcizzare il suo viaggio, per poter ricominciare, in un istante qualcosa di inaspettato accade: inizia a ridere senza contegno, come se non volesse, come un’ondata di euforia inaspettata. Potrebbe essere il normale procedere di un momento psicologicamente estremo, passare da un estremo all’altro nella catarsi. Certo. Ma potrebbe anche essere qualcos’altro.

Potrebbe essere che qualcuno, consapevole di tutto ciò che sarebbe successo, o meglio del finale a cui Beatrix sarebbe giunta, della sofferenza che sarebbe esplosa, poco prima abbia fatto il più grande gesto d’amore di sempre, lasciando in lei una risata prossima a salvarla.

Avete capito a cosa, o meglio a chi, mi riferisco?

La scena qui riportata è tra le più famose della filmografia di Tarantino. Il monologo su Superman di Bill, bellissimo, proprio di quell’estetica dialogica così peculiare al regista, ispirato come non mai. Ma poco prima accade qualcosa, spesso posto in secondo piano proprio per via del monologo: Bill spara un siero, la Verità indiscussa, per avere la certezza che le domande che porrà a B. sulle sue scelte e sulla sua fuga avranno una risposta sincera. Poi, per ingannare il tempo e aspettare che il siero faccia effetto, arriva il monologo.

Ma prima, un istante prima, Bill dice qualcosa, cioè che nonostante il siero si riveli profondamente funzionante e non abbia molti degli effetti collaterali rispetto agli altri solitamente usati, una controindicazione c’è: un’ondata di euforia.

Un’ondata di euforia, che lei in quel momento non sente, ma che forse, poco dopo sentirà.
E se fosse davvero questo il significato di quel grazie?

Se Bill, mente geniale, lucida, calcolatrice, sapesse benissimo come sarebbe andato a finire lo scontro, sapesse benissimo che Beatrix si sarebbe ritrovata sola, senza più il suo grande amore, e avrebbe dovuto affrontare il momento più difficile del mondo? Se Bill sapesse che in quel momento l’unica donna che abbia mai amato avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, anche se lui non sarebbe potuto essere lì con lei?

E se quindi Bill, forse il personaggio più bello che Tarantino abbia mai scritto, avesse lasciato nascosta quell’euforia necessaria a esorcizzare la sofferenza, perché esplodesse al momento giusto, per salvare B., per immaginarla felice?

Forse no, forse è solo una contorta congettura. Però, parafrasando un altro grande film, mi piace pensare che questo sia stato il piccolo angolo di pace di Bill, l’ultimo regalo, e che Beatrix l’abbia capito.

Il segreto del finale di Kill Bill.

Leggi anche: Bill – Il Diavolo, l’Uomo

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