The Dark and the Wicked – La concretizzazione della paura

Francesco Gamberini

Dicembre 3, 2020

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La Stanza di Rol, sezione indipendente del Torino Film Fest, esordisce in grande stile, presentando come film di apertura un horror davvero intrigante: The Dark and the Wicked di Bryan Bertino. Louise (Marin Ireland), insieme al fratello Michael (Michael Abbott Jr.), torna nella fattoria della sua infanzia per accudire il padre morente (Michael Zagst). Al loro arrivo però, la madre (Julie Oliver-Touchstone) inizia a comportarsi in modo strano. I giorni scorrono inesorabili e i due fratelli iniziano a sperimentare gli orrori di una forza invisibile che infesta la casa. Col passare del tempo, quella presenza misteriosa si impossesserà di loro…

The Dark and the Wicked si immerge nelle zone più rurali e desolate del Texas, per portare alla luce una dramma familiare intriso di dolore e follia.

Bryan Bertino dirige alla perfezione una cast di attori straordinario. Spiccano in particolare i due protagonisti,  sulle cui spalle ricade tutto il peso della vicenda. Sui loro volti notiamo un’infinita gamma di emozioni che si consumano inesorabili, in un crescendo di angoscia. Tristezza, paura, rabbia, disperazione, follia e infine tragedia.

Bertino infatti non si trattiene e non cerca mai di compiacere lo spettatore: si sofferma sui dettagli, specialmente su quelli più macabri; gioca con gli elementi fuori campo, perfezionando jumpscare per niente banali; alterna momenti di stasi a momenti di tensione, per rendere il racconto sempre più imprevedibile. La fotografia cruda e realistica conferisce ancora più cupezza a questa atmosfera angosciante, mentre il crescendo del montaggio, esaspera ancora di più la tensione.

Ma ci sono elementi soprannaturali? Sì, assolutamente. Il film è ricco di spettri, di ombre, di possessioni; il male aleggia nell’aria e il Diavolo è sempre in agguato. Eppure l’elemento soprannaturale, per quanto sia centrale nel film, nasce da un dramma familiare estremamente realistico. The Dark and the Wicked

Come altri registi horror della sua generazione (pensiamo ad Ari Aster o a Robert Eggers), Bertino riesce perfettamente a condensare la paura all’interno del dolore. L’elemento horror è sempre presente certo, ma affiora in una dimensione soprannaturale che è lo specchio di un disperato realismo. Il dolore che provano due figli davanti alla morte dei genitori, li porta a fare i conti il loro passato e a evocare dei fantasmi che richiamano dei traumi inconsci.

Ecco perchè The Dark and the Wicked concretizza le paure dei protagonisti proprio nelle figure dei genitori. Sono loro a diventare demoni sfigurati, morti viventi o tremendi fantasmi. Come disse Tolkien «Il lupo che si sente è peggiore dell’orco che si teme» .

Certo, The Dark and the Wicked potrebbe essere criticato per vari motivi. Alcuni potrebbero dire che manca di azione, altri che la storia non è originale, altri che la regia è fin troppo cruda. Eppure non si può non considerare un dettaglio fondamentale: il film fa paura! Fa oggettivamente paura. E questo per un horror non è solo il punto di partenza, ma è anche un pregio imprescindibile.

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