Ritorno alla vita – Wim Wenders accarezza i luoghi sepolti dell’anima

Eugenio Grenna

Febbraio 13, 2021

Resta Aggiornato

A distanza di sette anni dall’ultima opera di finzione (Palermo Shooting) e di quattro da un ottimo documentario sperimentale e innovativo girato in 3D (Pina), Wim Wenders, noto regista, sceneggiatore e fotografo tedesco torna nelle sale con il racconto di un lungo e malinconico cammino di caduta, perdizione e rinascita: Ritorno alla vita.

Il film presentato fuori concorso al Festival internazionale del cinema di Berlino nel febbraio del 2015, riflette attorno ad una domanda chiara e dolorosa:

«Per quanto tempo un avvenimento che ci ha segnati resta sulla pelle tormentando la nostra coscienza?»

Nel tentativo di consegnare al pubblico e prima ancora a se stesso una risposta sincera e definitiva, Wenders torna al 3D, girando un film estremamente metaforico e sospeso tra atmosfere fiabesche (la scrittura nordica è evidente in questo), melodrammatiche ed esistenziali.

Wim Wenders con Ritorno alla vita riflette sull'elaborazione del lutto e quindi sulla perdita di serenità e salvezza attraverso l'arte.

L’incidente e la neve, Tomas e Christopher

Tutto ruota attorno a Tomas Eldan (James Franco), uno scrittore statunitense che in piena crisi creativa cerca di ritrovare se stesso e più ancora quella spinta narrativa tanto desiderata tra gli spazi desolati, innevati e solitari del Canada.

Luoghi in cui però l’anima di Tomas si perde in seguito a un tragico e fatale incidente d’auto di cui però non ha colpe.

L’incidente rappresenta così un momento in cui la vita si arresta e anche quelle poche certezze che Tomas aveva considerato solide crollano irrimediabilmente.

Tomas/Wenders riflette dunque sui sensi di colpa, sull’incontro/scontro tra caso e caos. Poi ancora sul destino e l’elaborazione creativa, individuale e collettiva della perdita e del dolore che lentamente plasma crea, distruggendo e dando vita.

Wim Wenders con Ritorno alla vita riflette sull'elaborazione del lutto e quindi sulla perdita di serenità e salvezza attraverso l'arte.

Tomas (James Franco) e la crisi creativa

Uno dei molti nodi del film è appunto l’elaborazione prima intimista e poi artistica del dolore e della sofferenza.

Tomas elabora l’incidente e la perdita attraverso la scrittura e il rapporto tormentato (messo continuamente in discussione) non soltanto con il padre vedovo, ormai anziano e malato, ma anche con Christopher, un ragazzino probabilmente disturbato e segnato dalle cicatrici della perdita.

Altrettanto centrale è poi il rapporto con le tre donne della vita di Tomas (seppur in modo differente): Sara, Kate e Ann.

Le tre figure femminili che rappresentano periodi distinti e molto lontani l’uno dall’altro della vita di Tomas e che scandiscono il tempo e la durata del cammino psicologico (e non) da lui intrapreso in seguito al tragico incidente d’auto invernale.

Wim Wenders con Ritorno alla vita riflette sull'elaborazione del lutto e quindi sulla perdita di serenità e salvezza attraverso l'arte.

Tomas e Kate. É così che lui ricorda quel giorno?

Il film compie allo stesso modo un percorso di cambiamento totale e di svolta.

Ritorno alla vita infatti comincia con un’atmosfera pressoché fiabesca, addolcita dai colori e toni della meravigliosa fotografia di Benoît Debie, accompagnata dalla colonna sonora altrettanto sospesa, calda e confortante di Alexandre Desplat che via via si fa più tormentata e disperata.

Proprio come i personaggi che vivono le dinamiche e la già citata fotografia del film che allo stesso modo subisce e accusa le conseguenze del dolore e del tempo, diventando altro, come Tomas, Kate e Christopher.

È molto interessante notare come l’elaborazione del dolore, pur appartenendo sulla carta ai toni del melodramma e della tragedia, non venga mai condotta e sfogata tra urla e violenze, che possano essere psicologiche e non, piuttosto messa a tacere.

Wim Wenders con Ritorno alla vita riflette sull'elaborazione del lutto e quindi sulla perdita di serenità e salvezza attraverso l'arte.

Tomas e Christopher. Riflessi. Ritrovarsi nel tempo.

Non è casuale la scelta che Wenders e Bjorn Olaf Johannessen compiono, poiché il film ragiona quasi interamente sull’incapacità di esplicitare la sofferenza e quindi di richiedere e ricevere aiuto.

Tomas viene ascoltato ma non parla e per questo produce e causa isolamento.

L’incapacità di Tomas nel parlare e rendere gli altri partecipi della sua situazione è in qualche modo la trappola di sofferenza che nasce e diviene centrale, tanto per Tomas quanto per gli spettatori.

Una sofferenza che crea caos, allontanamento e incompatibilità.

Poiché Tomas è già stato toccato dal male e dalla crudeltà del destino e proprio per questo si convince di una freddezza e di un’apatia di fatto inesistenti, soltanto sperate.

Tomas (James Franco) e Sara (Rachel McAdams). Ritrovare l’amore nella sofferenza.

James Franco consegna una prova sofferta, in sottrazione, estremamente silenziosa e riflessiva che sorprende per attitudine e malinconia.

Wenders allo stesso modo si concentra sui luoghi sepolti e nascosti dell’anima. Quelli della remissione e degli accadimenti capaci di perseguitare, divenendo cicatrici dolorose da cui ciascuno di noi può cercare anche per tutta la vita di fuggire.

Ritorno alla vita. Tomas. Scrittura notturna. “Non posso dormire più”.

Tomas e Wenders indagano dunque il tentativo di sepoltura e poi di riesumazione di quel dolore e di quel male dall’oscurità dei luoghi celati dell’anima che Tomas (come tutti noi) ha modellato e poi abbandonato nel corso del suo lento e graduale cammino di caduta e rinascita.

Tutto ciò attraverso l’incessante proseguire del tempo e delle stagioni che si susseguono cambiando continuamente i personaggi e le loro emozioni.

Importante come esempio il ritorno di Tomas in primavera nei luoghi dell’incidente e l’avvio di un rapporto di confessione e vicinanza filosofica con Kate (Charlotte Gainsbourg), la madre che perde un figlio e forse anche se stessa.

Tomas e Ann. Il primo incontro.

Il regista tedesco con questo suo film molto differente e allo stesso tempo estremamente vicino a quanto fatto in precedenza sembra spinto dall’urgenza interiore di un bilancio emotivo che veicola attraverso uno stile fiabesco, sospeso, silenzioso e di straniante sonnambulismo.

I suoi personaggi non vivono, sembrano soltanto riflettere sull’idea di una vita e di un rapporto condiviso e pacificato, visibile sempre più nei piani dell’immagine stereoscopica che si sdoppia tra presenza e assenza, cinema del passato e cinema del futuro.

Si muovono, amano e fanno tentativi sempre sospesi tra idea di vita e idea di morte.

James Franco e Wim Wenders sul set del film

Ritorno alla vita si presenta come un malinconico e logorante cammino di espiazione, essendo però molto più di questo. Tra cui una riflessione dilatata nel tempo; poiché i salti temporali sono continui e seminati per tutto il film; sul rapporto tra anima e corpo.

Un rapporto messo in scena quasi sempre attraverso l’uso di corpi e volti riflessi su vetri o specchi o più in generale sulla natura. Primi e primissimi piani e poi ancora lunghi piani-sequenza e dissolvenze su volti e natura, elemento che torna in molto cinema di Wenders.

James Franco, Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams, Marie-Josée Croze e Robert Naylor guidano gli spettatori all’interno di un lungo viaggio nel dolore e nella colpa.

Tomas e Christopher. Dialogo sulla perdita e sull’arte che interviene come panacea

Ritorno alla vita è questo e molto altro.

Una potente riflessione, estremamente sentita da parte dello stesso Wenders, sull’arte (scrittura, fotografia e pittura) e sulla capacità degli artisti di venire a patti con le esperienze dolorose della propria vita.

Un meraviglioso film minimalista e sincero che trova il suo meglio nel racconto dell’evoluzione dei sentimenti nel tempo.

Nonché nel continuo tentativo di fuga di questi personaggi silenziosi ma pur sempre addolorati dalle cicatrici, dai luoghi in cui esse sono nate e dal ritorno alla vita.

Leggi anche: Il cinema di Wim Wenders – Autore in cammino sulla strada del tempo tra cinema europeo e cinema americano

Correlati
Share This