Ennio Morricone – L’essenza dell’emozione nella musica

Andrea Vailati

Marzo 7, 2016

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Ennio Morricone – L’essenza dell’emozione nella musica

Il cinema non è un’arte monotematica.

Il cinema è un’arte di contaminazione tra le arti, su più livelli, capace di trascendere le arti attraverso le arti stesse.

L’estetica della fotografia, dell’immagine, il dinamismo del movimento, il pathos della recitazione, il surreale dell’immaginazione, l’extra-naturale degli effetti visivi e degli effetti speciali e, infine, la Musica. Il poeta Borges ha definito la Musica «misteriosa forma del tempo», a mio avviso a tale meravigliosa definizione Ennio Morricone vi ha aggiunto «ed essenza dell’emozione».

Il Maestro non si è limitato al bello, non poteva permettere di essere racchiuso in un aggettivo così interpretabile; il Maestro ha scavato nell’immagine, nell’idea che un film volesse trasmettere e l’ha raccontata, anzi, ne ha fatto poesia scritta in note.

Ha colto la forma dell’emozione, sempre che ve ne sia una, e ha permesso che questa si diramasse, superando la necessità di apparire visivamente, rendendo possibile coglierla ad occhi chiusi, inebriandosi di musica.

C’era una volta in America è il mio esempio preferito.

Nella scena vediamo Noodles (Robert De Niro) mentre spia la sua per sempre amata Deborah (Elizabeth Mcgovern). La donna danzante sulla melodia sprigiona l’essenza stessa dell’amore; un amore puro e poetico che prescinde la carnalità. Tale melodia diviene un racconto della speranza di poter essere amare e di amare, senza vergogna di darsi un bacio.

Bacio, come i mille baci di Nuovo Cinema Paradiso, dov’è la malinconia a trionfare nella melodia, una malinconia speranzosa, forse un po’ pentita della finitezza delle scelte, delle rinunce e di non avere mai detto addio a chi davvero si ama.

Ennio Morricone è anche il Maestro della tensione Western, capace di creare il clima della sfida, dell’onore, dell’orgoglio come, per esempio, in Per un pugno di dollari o Il buono, il brutto e il cattivo. Egli è in grado anche di raccontarci l’estasi e la perdizione dell’oro, l’ascesa e il declino di Un cittadino al di sopra di ogni sospetto o la tensione grottesca, quasi caricaturale, ma anche inquietante degli Hateful Eight.

Ennio Morricone
Ennio Morricone e Quentin Tarantino

Quest’ultimo è il primo film dove Tarantino ha coronato il sogno di potere collaborare con colui che ha definito il miglior compositore di tutti i tempi.

Non saprei dire se davvero Ennio Morricone lo sia, ma per certo non vi è poesia, melodia o emozione che egli non sappia rendere infinitamente pura, autentica, forse ancora più di quanto lo sia nel mondo, incantando chiunque gliene lasci la possibilità.

Rianimando emozioni ormai perse, sublimando in noi osservatori e ascoltatori eternamente inconsapevoli una perpetua sensazione di connessione a ciò che è, prima ancora di vedersi.

E così Morricone, l’aedo del nostro tempo, agguanta l’essenza a tal punto da saperla sprigionare nella sua libertà più pura, più delicata, più sincera.

Leggi anche: Perché C’era una volta in America sarà sempre il mio film preferito?

 

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