Crudelia – La rinascita punk della villain Disney

Claudia Silvestri

Maggio 31, 2021

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Londra, anni ’70. La giovane e talentuosa Estella (Emma Stone), orfana di madre, sogna di diventare una grande stilista. La sua vita, però, procede fra piccoli furti e speranze infrante. Da quando ha 12 anni, infatti, vive in un magazzino abbandonato con Jasper (Joel Fry)  e Horace (Paul Walter Hauser), conosciuti per caso e divenuti la sua famiglia.

Tuttavia, grazie a una piccola truffa di Jasper, per Estella si spalancano le porte di uno dei più prestigiosi negozi di moda di Londra. Da semplice addetta alle pulizie diverrà insostituibile per La Baronessa von Hellman (Emma Thompson), direttrice di una prestigiosa casa di moda.

Questa breve sinossi potrebbe appartenere a una delle tante pellicole che trattano del riscatto di giovani donne, incorniciate da un ambiente dorato, ma spietato, come può essere quello della moda.

Invece, il film in questione – Crudelia – è l’origin story di una delle villain più iconiche della Disney, apparsa per la prima volta sullo schermo ne La carica dei 101.

Per comprendere appieno questa rivisitazione, però, bisogna dimenticarsi completamente delle trasposizioni precedenti del personaggio, sia di quella del film d’animazione che di quella di Glenn Close, che ha vestito i panni di Crudelia in due pellicole live action, nel 1996 e nel 2002. La Disney,  e di conseguenza l’interpretazione di Emma Stone, ricercano e inseguono altri modelli, cercando di dare corpo e coerenza a uno dei cattivi più spietati e difficilmente comprensibili.

Estella, interpretata da Emma Stone, in una delle prime scene del film

Il primo grande cambiamento riguarda il background della storia. Estella viene catapultata nella Londra degli anni ’70, nel periodo di massima affermazione di una corrente che di lì a poco avrebbe conquistato il mondo: il punk. La protagonista, quindi, diviene una vera e propria icona di moda e di stile.

Questa ambientazione permette anche di renderla una ribelle e un’anticonformista, la quale rivendica la propria follia e non se ne lascia sopraffare.

Abitata da due anime sin da bambina – soprannominate dalla madre Estella e Cruella – la ragazza cerca di condurre una vita normale e giusta, provando a tenere a bada la sua personalità più problematica. Ma è solo quando decide che è arrivato il momento di lasciarla libera che la protagonista si riconnette con la sua vera essenza.

«Fin dall’inizio sapevo di vedere il mondo diversamente da tutti gli altri. Non andava a genio a certa gente, ma io non ero per tutti! Forse hanno sempre temuto che diventassi una pazza! Ma un nuovo giorno offre nuove opportunità e io ero pronta a lasciare un messaggio!
Com’è quella vecchia canzone? I’m a Woman, hear me roar».

Ed è per questo che definire la pellicola un origin story è forse il modo più corretto. Come nei fumetti, il protagonista diventa ciò che è destinato a essere solamente venendo a patti con ciò che realmente è, nel bene e nel male. Non a caso, molti dei riferimenti del film provengono da quell’universo: parte di critica e pubblico ha notato – forse giustamente – rimandi troppo evidenti alla storia di Harley Quinn (con cui condivide in italiano la stessa doppiatrice, Domitilla D’Amico) e del suo corrispettivo maschile, Joker.

Se i due personaggi dei fumetti sono però soggiogati dalla propria pazzia e dalla loro voglia di scatenare il caos, Cruella, come abbiamo accennato, domina quel suo lato fino a farlo divenire l’unica espressione di sé.

Crudelia narra le origini della villain Disney, calandola nelle atmosfere punk degli anni '70. A darle il volto, una perfetta Emma Stone.

Estella veste i panni di Cruella

Fondamentale, in tal senso, risulta l’uso dei costumi e del trucco. L’estetica punk permea la pellicola, tanto nella forma quanto nel contenuto. I costumi della due volte premio Oscar Jenny Beavan, oltre a essere assolutamente fedeli a quell’estetica, diventano il corrispettivo visivo di ciò che Cruella è e aspira a essere: una giovane donna che scardina le regole e combina guai.

È grazie a lei che la forza sovversiva del punk irrompe nell’alta moda e la sfida personale che lei instaura con la vera villain della pellicola, La Baronessa, si costituisce come un vero e proprio scontro generazionale. Persino l’iconica capigliatura della protagonista – emblema della sua ambivalenza – diventa un omaggio a quell’epoca e a quello stile.

Anche la fotografia contribuisce a raccontare un mondo diviso a metà. Ai toni cupi dei momenti più difficili della vita di Estella, si contrappongono tonalità vive e accese appartenenti al mondo luccicante della moda, che diviene l’ancora di salvezza – e di perdizione – della giovane.

Cruella (Emma Stone) incarna l’estetica punk-rock

Altro elemento fondante della rilettura del personaggio risulta essere la regia, capace di scavare nel passato e nell’animo della protagonista, ma anche di creare una narrazione coinvolgente e movimentata. Il cineasta Craig Gillespie (Lars e una ragazza tutta sua, Tonya), infatti, è da sempre attento alle sfumature caratteriali dei propri personaggi e ne ricerca sempre le cause e le motivazioni più profonde. Ed è probabilmente la sua Tonya, protagonista del biopic omonimo del 2017, uno dei modelli di Cruella, la quale condivide con la pattinatrice una vita che l’ha messa alle strette e la forza di reagire a essa.

Una cornice esteticamente impeccabile e curata nei minimi dettagli – accompagnata da una strepitosa colonna sonora, composta da brani divenuti cult –  nella quale far muovere il vero perno e punto di forza della pellicola: Emma Stone.

Difficile immaginare un’attrice più in parte, capace di raccontare le molteplici sfumature di un personaggio così complesso, in grado di passare dall’innocenza alla follia in maniera totalmente spontanea. Intorno a lei, un cast di comprimari in cui spiccano la sempre perfetta Emma Thompson e Paul Walter Hauser nei panni di Horace.

Crudelia narra le origini della villain Disney, calandola nelle atmosfere punk degli anni '70. A darle il volto, una perfetta Emma Stone.

Emma Thompson è La Baronessa von Hellman

Un film che si distacca dai toni e dalle intenzioni di gran parte della produzione Disney recente. Per la prima volta non si cercano di giustificare le azioni di un villain – come invece accadeva in Maleficent, di cui questa versione di Cruella è figlia (illegittima).

Se ne comprendono le motivazioni, per poi creare un personaggio che poco a che fare con il suo corrispettivo animato. Della perfida Crudelia De Mon (Cruella de Vil in originale) alla disperata ricerca di cuccioli da scuoiare rimane ben poco. I capelli bianchi e neri, l’estetica, il gusto per l’eccesso e la teatralità; il necessario per creare un minimo collegamento nella mente del pubblico.

La Cruella del 2021 è una giovane ragazza specchio dei suoi – e dei nostri – tempi. Di cattivi da redimere ne abbiamo abbastanza. È giunto il momento per un’antieroina ribelle e brillante, che rivendica la sua follia e la sua voglia di vendetta come parte integrante della propria genialità.

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