Hong Kong Express – L’insostenibile leggerezza di un sogno

Gianluca Colella

Ottobre 11, 2022

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Hong Kong Express, il piccolo testamento onirico di Wong Kar-wai, è un film del 1994 che recita, nel percorso cinematografico del regista, un ruolo determinante e ineffabile. La poesia che racconta è quella di un segreto così misterioso da non scoprirsi neanche da solo, di un corpo che ne incontra un altro con la capacità di riconoscerlo senza invaderlo, di toccarlo senza produrre un effetto potenzialmente traumatico.

La trama esprime in forma cinematografica i piccoli sapori della quotidianità che danno alla vita un senso, che si tratti di uno spuntino in un fast food, di una lettera o di una sigaretta. La divisione in due storie è una delle caratteristiche della cifra narrativa di Wong Kar-wai, che spesso mette in scena emozioni che si intrecciano tra persone diverse, che entrano quasi casualmente in relazione tra loro.

Timido, delicato e adorabile. Hong Kong Express evoca tenerezza in ogni sua scena, parlando attraverso gli sguardi e i gesti che i protagonisti delle due storie rappresentate si scambiano nei luoghi condivisi, filo conduttore dei due episodi.

Ogni personaggio del film ha un ruolo specifico in relazione all’altro: ci sono Zhiwu, Faye, la donna con la parrucca bionda, l’agente 663 e May, una ragazza di cui l’esistenza è solo narrata. Partendo dai loro rapporti, la poesia di Wong Kar-wai immaginata per Hong Kong Express prende vita.

Sullo sfondo, Hong Kong si presenta come una caotica metropoli, capace di speronalizzare le relazioni, ridimensionare il valore dell’identità e presenziare assenze.

La data di scadenza – Zhiwu e l’attesa

Hong Kong Express – La donna con la parrucca bionda e Zhiwu

Zhiwu: «Ci siamo lasciati il primo aprile: continuo a credere che sia uno scherzo!».

Al centro della prima storia c’è la rottura tra Zhiwu e la ragazza di nome May. Il ragazzo, detto anche agente 223, decide di aspettare un mese per essere sicuro che la ragazza non voglia tornare indietro. Durante l’attesa, decide di comprare ogni giorno una scatoletta di ananas, frutto amato dalla donna.

Il lutto della sua perdita è accompagnato da alcune riflessioni solitarie, tristi e al tempo stesso necessarie, sul valore che le persone assumono l’una per l’altra e su quello che succede quando questo valore viene perduto.

La donna con la parrucca bionda è una compagnia estemporanea e fugace, il contatto di una notte in cui Zhiwu s’imbatte in un bar, prima, e in una camera d’albergo, poi; si riconoscono nelle rispettive sofferenze come due complici per una notte dai destini incrociati.

In questo primo sogno, la donna (una spacciatrice) deve smaltire la delusione per un colpo andato male, ed è in virtù di questa delusione che si trova a condividere con Zhiwu una notte, fatta di sonno e naturalezza.

Nel frattempo, Zhiwu si dedica anima e corpo alla strategia che ritiene più funzionale per elaborare l’addio di May: correre, nel tentativo di perdere così tanti liquidi da non avere più lacrime a disposizione.

Questo melodramma apparentemente senza via d’uscita, che celebra la delicatezza di un umano contatto scevro di pretese, si chiude quando Zhiwu incrocia lo sguardo di Faye, la nuova cameriera del suo fast food preferito.

La seconda storia di Hong Kong Express – Agente 663, una casa e una speranza

Hong Kong Express – Agente 663 e Faye

Agente 663: «Quando un uomo piange basta un fazzoletto. Quando a piangere è una casa ti tocca fare un sacco di fatica».

Assiduo frequentatore del fast food in cui Faye lavora e dove Zhiwu reperisce le sue scatolette d’ananas, anche al centro del tema esistenziale dell’agente 663 c’è un patema di cuore: la sua è quella di un’attesa per una persona che è sicuro non tornerà, una hostess di volo di cui è innamorato e che in qualche modo per un tempo aveva riempito la sua vita per poi svuotarla improvvisamente.

Di fronte a Faye, l’agente si mostra malinconico e riflessivo, e non si rende minimamente conto dei sentimenti che la cameriera inizia a nutrire verso di lui.

Un giorno, un contatto mancato dà il via ai gesti che Faye inizia a fare esplicitamente nei suoi confronti: l’hostess di volo gli riporta le chiavi del suo appartamento, ma lui non c’è, quindi le affida alla ragazza.

La corrispondenza di amorosi sensi è assente, motivo per il quale Faye decide di recarsi periodicamente in segreto nell’appartamento del poliziotto e manifestargli il suo amore sistemandogli la casa, sulle note di California Dreamin’.

Cieco e sordo, l’agente non nota quella presenza viva, pulsante, anima in movimento, isola ribelle e sognatrice che è Faye. E per lei entrare nella casa di lui è come entragli dentro, attraversarne i pensieri, i sospiri, le voglie nascoste. Faye mette dei nuovi pesci nell’acquario di 663, quasi a voler donare nuova vita nel ‘suo’ 663. Ma al poliziotto i cambiamenti nel suo appartamento non scuotono affatto. E quando improvvisamente si accorgerà della ragazza e le darà un appuntamento, forse sarà troppo tardi. Oppure no, magari dovrà aspettare ancora un anno.

Su quel fazzoletto bagnato che è la rappresentazione di una carta d’imbarco, 663 ha dipinto il suo amore fugace, riconosciuto nei confronti della ragazza solo alla fine, quando ormai era troppo tardi per trattenerla e il suo sogno si era realizzato, quello di viaggiare come hostess di volo, proprio come l’altra ragazza.

Wong Kar-wai esprime il suo amore per la vita e i rapporti interpersonali attraverso questa rappresentazione leggera e al tempo stesso profonda del valore dei sentimenti condivisi, spesso oggi delegittimati in virtù di una presunta leggerezza che spesso e volentieri equivale a una inconsapevole (e non) mancanza di rispetto verso l’atro.

Hong Kong Express sembra essere un’allegorica apologia di questo sogno ormai prossimo a sparire, che si rifiuta di accettare che le relazioni tra le persone non abbiano valore, anche quelle più effimere e fugaci.

Leggi anche: Wong Kar-wai e l’arte della sospensione

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