The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace

Alessandro La Mura

Settembre 21, 2018

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Il film biografico The End of the Tour apparve nelle sale cinematografiche americane il 31 luglio 2015, presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2015. Venne distribuito nel febbraio del 2016 in Italia, all’indomani del Festa del Cinema di Roma 2015. Diretto dal regista e sceneggiatore James Ponsoldt, conosciuto per film come The Circle, pellicola che vanta un cast del calibro di Tom Hanks ed Emma Watson.

Trama

Tratto dal celebre libro Come diventare se stessiDavid Lipsky (Jesse Eisenberg) è giornalista presso la rivista Rolling Stone. Egli viene chiamato una sera da un suo conoscente, il quale annuncia che lo scrittore David Foster Wallace (strabiliante interpretazione di Jason Segel) è stato ritrovato morto nel suo appartamento.

Lipsky, dapprima incredulo, si accorge che la notizia è purtroppo vera: lo scrittore si è suicidato. Preso allora da una sensazione di nostalgia, recupera, dallo scantinato di casa, alcune cassette audio su cui erano impresse i cinque giorni di intervista tra lui e lo scrittore, a seguito della pubblicazione del rivoluzionario romanzo, Infinite Jest.

Il film ripercorre, a grandi linee, proprio quei giorni, nei quali nacque e si sviluppò una profonda amicizia tra i due protagonisti. David David si scoprono, condividono momenti divertenti e reciproche fragilità nascoste, senza sapere, tuttavia, se realmente siano stati sinceri l’uno con l’altro. L’intervista non fu mai pubblicata e le cassette audio finirono nello scantinato di Lipsky.

Fino a quel fatidico giorno.

Chi era David Foster Wallace

Cerchiamo di chiarire alcuni punti: chi era David Foster Wallace? Semmai avreste voglia di cercare su internet qualche immagine, giusto per farvi un’idea, vi accorgereste che si tratta del famoso scrittore alto, capelli lunghi, bermuda strambe, con l’inseparabile bandana in testa, proprio marchio di riconoscimento. Ma sotto quella bandana vi era un genio; una pietra miliare della letteratura postmoderna.

David Foster Wallace nacque ad Ithaca il 21 febbraio 1962. È (stato) una delle figure più importanti e influenti nel panorama letterario contemporaneo statunitense e no.

Pubblicò il suo primo romanzo, La Scopa del Sistema, a soli venticinque anni, libro che si ispira alla sua seconda tesi universitaria. Due anni dopo, venne pubblicato La Ragazza dai Capelli Strani, una raccolta di racconti, considerato un vero e proprio manifesto stilistico e poetico.

Il successo giunge nel 1996, quando fu diffuso il libro Una cosa divertente che non farò mai più, celebre reportage che compì a bordo di una nave da crociera nei caraibi. Lo scrittore conduce una comica e ironica descrizione della società contemporanea, tracciando una umoristica e amara riflessione sulla realtà odierna. Fu proprio nello stesso anno che apparse al pubblico Infinte Jest.

La sua carriera fu caratterizzata da saggi, raccolte di racconti, un terzo romanzo (Il Re Pallido, pubblicato postumo), i cui fulcri tematici erano vasti. Si passa dal tennis, al rap; dal ritratto cupo e oscuro della vita contemporanea, all’uso eccessivo di droghe; dal ruolo sempre più centrale dei media, all’importanza che, ormai, hanno l’intrattenimento e lo spettacolo nell’esistenza di molti.

Ma un grande peso ha sempre afflitto lo scrittore, peso che con il tempo si tramutò in zavorra: la depressione. DFW, stando alle testimonianze dei genitori, degli amici e della moglie, assunse, per ben vent’anni, gli antidepressivi che assicuravano una lucidità durante l’attività di scrittore.

Nel 2007 interruppe la terapia, per poi riprenderla l’anno dopo. Assuefatto, David Foster Wallace, il 12 settembre 2008, dopo aver scritto un messaggio di addio lungo due pagine, si impiccò ad una trave di casa sua, in California. Fu la moglie, Karen Green, a rivenire il cadavere una volta rientrata a casa.

Infinite Jest

Che è possibile che gli angeli non esistano, però ci sono persone che potrebbero essere degli angeli.

Infinite Jest è il romanzo che più di ogni altro ha consacrato la carriera di Wallace come uno dei geni tra gli scrittori contemporanei. Lungo 1200 pagine, più 100 di sole note, Infinite Jest è ambientato in un futuro non troppo lontano (stando alla critica proprio nel 2008), principalmente nella città di Boston.

La realtà descritta nel libro è così distopica, tanto che la pubblicità stessa ha preso il sopravvento al tal punto da condizionare persino gli anni del calendario; infatti, il romanzo si svolge durante l’Anno del Pannolone per Adulti Depend.

La trama principale si snoda attorno alla cartuccia di un film smarrito: Infinite Jest; meglio conosciuto come l’Intrattenimento, diretto da James Incandenza, padre del protagonista. La visione del film, stando alle informazioni che ricaviamo pagina dopo pagina, conduce lo spettatore ad una stadio di apatia tale, costringendo a guardare ad infinitum la pellicola. Conducendo il povero individuo a dimenticarsi di vivere. Infinite Jest diviene, insomma, la reincarnazione perfetta (ed estrema) della dipendenza.

Il focus del romanzo, dotato di uno stile impeccabile, ironico, divertente, sarcastico, cinico e a tratti viscerale, è proprio il rapporto con la dipendenza, declinata nelle sue svariate forme. Grazie alla ricchezza di svariate sottotrame, entriamo a conoscenza con i rispettivi personaggi, dai ritratti ben definiti, ognuno dei quali è costretto a combattere contro la triste e dura realtà; contro le dipendenze a cui sono sottoposti; nonché contro i problemi che li affliggono.

Wallace, per tutte quelle pagine, ci descrive un mondo, la cui merce, l’intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato gli interstizi della vita quotidiana. Infinite Jest è la droga perfetta a cui tutti ambiscono o finiscono coinvolti.

L’incontro tra Wallace e Lipsky

Ma torniamo a The End of The Tour.

Lipsky, all’inizio del viaggio, era alla ricerca di quella confessione rivelatrice che gli avrebbe cambiato la carriera. Desiderava che un autore come Wallace condividesse con lui che sue idee geniali sul mondo contemporaneo ormai saturo di cultura pop, in ogni aspetto: dalla dipendenza televisiva verso la tecnofilia, al fenomeno della solitudine dell’iperconnesso.

I due si scontreranno, scherzeranno, si lasceranno dietro una scia di cartacce e cibo spazzatura. Emergerà, in ognuno di loro, un’intensa ricerca per capire che posto occupare nel mondo, nella propria vita. I loro colloqui avranno come oggetto di interesse film, ragazze, canzoni e di quanto è strana la vita nella società contemporanea. Nascerà un’amicizia immediata, tanto potente e conflittuale da sembrare quella tra due amici di sempre. Caratterizzata da invidia, insicurezza, solitudine, mancanza di fiducia di tutte le relazioni contemporanee. Con quell’elemento fondamentale che Wallace cercava: l’essenza di essere “splendentemente umano”.

A tratti commovente e spensierato, The End of The Tour non è solo la storia di come collidono genio e celebrità o di un giornalista in cerca della storia che lo renderà famoso. Descrive come ci si sente a vivere al giorno d’oggi; la complessità che si crea con il successo; l’esigenza di restare connessi e tenere, allo stesso tempo, le distanze dalle infinite informazioni, col fine di recuperare ciò che esiste di più vero ed essenziale.

Leggere David Foster Wallace era come spalancare gli occhi sul mondo. Alcuni scrittori si specializzano nel raccontare l’esperienza del viaggio, David viaggiava. Ha attraversato l’Italia, ha scritto di una guerra. Ha utilizzato il suo Io vitale per aprirsi un varco nella nostra assonnata passività, nella nostra TV omologata, mercato, campagne politiche. Gli scrittori che sanno fare questo, come Salinger e Fitzgerald, forgiano un legame indissolubile con i lettori. Non vi siete calati in cerca di una storia o di un’informazione, ma di un’esperienza stimolante. L’illusione per un certo numero di pagine di essere David Foster Wallace.

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