Legolas e Gimli – I significati di un’amicizia | Il Signore degli Anelli

Gianluca Colella

Agosto 9, 2019

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Tra i tanti elementi commoventi della saga de Il Signore degli Anelli, la profonda relazione d’amicizia che l’elfo Legolas e il nano Gimli stabiliscono merita sicuramente di essere approfondita. Infatti nell’universo di Tolkien, così come in tutto l’immaginario fantasy, elfi e nani sono razze in costante conflitto.

Dare parola alla loro amicizia in un momento storico come questo può sembrare scontato. Eppure in qualche modo offrire agli avvenimenti della Terra di Mezzo uno spazio come questo è un’operazione metaforica che può essere utile per comprendere cosa succede adesso nel mondo reale.

Nel primo film de Il Signore degli Anelli, Legolas e Gimli si conoscono al Concilio di Elrond con il quale la Compagnia viene fondata. La famigerata missione del Portatore Frodo ha inizio. Uno è un elfo di Bosco Atro, l’altro un nano della stirpe di Durin. Tanto diversi quanto le loro origini sono i rispettivi caratteri: il primo principesco e preciso, il secondo burbero e duro come si addice a un nano.

Nella misura in cui il legame che li unisce è consolidato dalle estreme esperienze nelle quali si trovano nella lotta contro il Male, lo scopo di questo approfondimento è esplorare le infinite possibilità offerte dall’incontro con l’Altro, movimento necessario per uno scambio che arricchisca.

Legolas e Gimli – Faccia a faccia: il conflitto necessario

Il Signore degli Anelli
Legolas e Gimli

Tra i momenti chiave de Il Signore degli Anelli, il Concilio di Elrond a Gran Burrone del primo film è sicuramente il più collettivo. Infatti mette l’uno di fronte all’altro importanti e diversi eroi di tutta la Terra di Mezzo, costretti a fronteggiare il Male comune rappresentato da Sauron.

Razze e culture differenti discutono la migliore soluzione per salvare il mondo, dopo che dei semplici Hobbit hanno portato l’Anello nella capitale elfica. Nessuno di loro è disposto a cedere terreno: Uomini, Nani ed Elfi credono tutti che debba essere la loro razza a risolvere la minaccia.

Legolas e Gimli interagiscono in questa dinamica esattamente secondo i modelli di comportamento delle loro razze. Il conflitto è inevitabile. Sarà origine di un incontro che evolve in un profondo legame solo quando entrambi condividono l’appartenenza alla Compagnia dell’Anello.

Tale senso di appartenenza è senza dubbio il primo elemento mediatore tra le loro differenti culture. Il secondo è la missione come membri della Compagnia, votati a proteggere Frodo dalle minacce del Male. Grazie a lui Gimli e Legolas iniziano a riconoscersi e a condividere momenti belli e difficili insieme soprattutto ad Aragorn, il condottiero del gruppo.

Dopo Moria, la caduta di Gandalf e la separazione della Compagnia lungo le rive dell’Anduin, la necessità dei tre guerrieri diventa quella di salvare Merry e Pipino dalle grinfie di Saruman. Per questo si recano a Rohan, dimora di grandi cavalieri.

Legolas e Gimli – Fianco a fianco: contare i morti, legare i vivi

Legolas e Gimli, Il Signore degli Anelli
Legolas e Gimli

Gimli: «Chi pensava di morire combattendo fianco a fianco a un Elfo?».
Legolas: «E invece fianco a fianco a un amico?».
Gimli: «Sì… Questo potrei farlo!».

Questa citazione è tratta da una delle ultime scene della trilogia, la battaglia del Cancello Nero di Mordor. La fiducia reciproca che Legolas e Gimli instaurano risale però alla battaglia del Fosso di Helm contro gli Uruk di Isengard, che minacciano il mondo degli Uomini.

Se la sfida tra loro sul numero di nemici eliminati è il versante divertente del rapporto, la sicura e implicita volontà di guardarsi le spalle è l’aspetto più maturo dell’evoluzione del loro legame.

La vergogna, l’imbarazzo e la finta arroganza sono componenti sottilmente ironiche che si ripetono nel corso delle loro interazioni: quando Aragorn è costretto a lanciare Gimli, o Legolas costretto a riconoscere il legame tra Galadriel e il nano, tutti questi sentimenti non fanno che arricchire l’amicizia tra i due.

Eliminare queste sfumature dal contesto che li unisce non è possibile. Se per assurdo ci provassimo forse troveremmo il nucleo essenziale che li lega al di là di tutto ciò che è superfluo: l’immediata e spontanea naturalezza viva che l’identificazione come processo psichico relazionale produce.

Una digressione sul concetto freudiano di identificazione come prima forma del legame umano e su altri contributi filosofici cercherà ora di spiegare le fondamenta dell’amicizia reciproca tra Gimli e Legolas. Sono membri di due diverse razze e quindi espressione dell’incontro tra Identità e Alterità.

Riflessioni filosofiche: identificazione, empatia

Legolas e Gimli, Il Signore degli Anelli
Legolas e Gimli

Lo psicoanalista Dominique Scarfone ha espresso chiaramente una dinamica simile a quella che esiste tra Legolas e Gimli, descrivendola però dal punto di vista dell’inimicizia piuttosto che dell’amicizia. In occasione della guerra tra serbi e croati, era comune per un generale serbo sostenere che poteva prevedere le strategie militari del nemico perché «loro sono come noi». Tale dichiarazione offre il fianco a una serie di riflessioni sul rapporto tra esseri simili e dissimili al tempo stesso.

Così come avviene tra serbi e croati o tra Legolas e Gimli, movimenti come il narcisismo delle piccole differenze, la negazione o la più semplice e diretta identificazione si presentano come testimonianze di una qualità empatica che la vita in comune consente di sviluppare.

Tale qualità empatica non è altro che la proprietà sociale degli organismi, intesa come necessità di affiliarsi per raggiungere scopi o per diletto. È la necessità che il filosofo greco Aristotele anticipa definendo l’uomo un animale sociale.

Gimli e Legolas non sono gli unici esponenti narrativi utili per raccontare questo processo relazionale affiliativo. A dirla tutta non sono nemmeno umani. Con l’ausilio dell’epica de Il Signore degli Anelli, tuttavia, possono offrirsi come fenomeno per ampliare il nostro sguardo sul ricco mare che il contatto con la diversità permette di navigare.

Si potrebbe arrivare facilmente alla conclusione che senza questo mare le possibilità di una crescita interiore della soggettività siano molto limitate.

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