Pinocchio – I lati oscuri della storia originale del burattino di legno

Valentina Palermo

Dicembre 16, 2019

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Arriverà nelle sale fra pochissimi giorni Pinocchio (qui trovate il trailer ufficiale), l’adattamento del libro per ragazzi Le Avventure di Pinocchio. Storia di una Burattino scritto da Carlo Collodi e pubblicato in puntate fra il 1881 e il 1883.

La pellicola, che porta la firma di Matteo Garrone, è solo l’ultima versione cinematografica della fiaba dedicata al famoso burattino di legno. Nel corso degli anni ci sono stati infatti moltissimi film, sceneggiati e lungometraggi animati che hanno raccontato le peripezie vissute dal figlio di Mastro Geppetto. L’opera più conosciuta è forse la pellicola d’animazione della Disney Pinocchio, classico intramontabile che dal 1940 continua a far sognare adulti e bambini.

Nonostante la grande popolarità raggiunta dalla marionetta nel corso degli anni, siete realmente sicuri di conoscere la sua vera storia? Vi raccontiamo oggi alcuni fatti sul romanzo di Collodi che vi stupiranno.

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Pinocchio uccide il Grillo Parlante

Il Grillo Parlante è uno dei personaggi più conosciuti della fiaba. Il suo ruolo è quello di rappresentare la coscienza del burattino e di redarguirlo per le sue monellerie. Evidentemente però, oltre che del naso allungabile, Pinocchio deve essere stato dotato anche di un carattere piuttosto permaloso e poco incline ad accettare le prediche, dato che nel romanzo il bambino di legno prende un martello e lo lancia addosso al Grillo spiaccicandolo al muro.

Il povero insetto ricompare comunque sotto altre forme nel corso della storia per dare dei consigli al suo protetto. Una volta è un animaletto che “riluce di una luce pallida e opaca”, poi è uno dei medici (col Corvo e la Civetta) che corre da Pinocchio mentre è esanime nella casa della Fata Turchina e infine è il proprietario di una capanna in cui si rifugiano la marionetta e Mastro Geppetto.

Le disavventure di Pinocchio

Più che Le Avventure di Pinocchio, forse il romanzo si sarebbe dovuto chiamare Le Disavventure di Pinocchio. Nella storia originale di Collodi, il burattino subisce non pochi maltrattamenti, alcuni dei quali alquanto raccapriccianti.

Per sfuggire ai Carabinieri, il piccolo monello si tuffa in mare, ma finisce nella rete di un pescatore che lo scambia per uno strano tipo di pesce. Dopo averlo infarinato, il pescatore è pronto a buttare Pinocchio in una padella con dell’olio bollente per friggerlo e mangiarlo. Solo l’arrivo del cane Alidoro salva il burattino da una morte orribile e dolorosa.

In un altro episodio Pinocchio rimane intrappolato in una tagliola. Mentre spaventato e ferito invoca aiuto, viene catturato da un contadino e costretto a fare da guardia al suo pollaio con indosso un collare con degli spunzoni di ottone. Trascorre poi la notte nella cuccia di un cane, soffrendo il freddo, la fame e la paura. Insomma, non proprio una storia da raccontare ai bambini prima di andare a letto.

Un finale tragico

La conclusione che Collodi regala alla sua creatura di legno è la realizzazione del suo sogno più grande: quello di diventare un bambino in carne e ossa. Questo non è però il finale originale voluto dallo scrittore.

Il capitolo conclusivo de Le Avventure di Pinocchio pubblicato nel 1881 vede Pinocchio penzolare da un albero dopo essere stato impiccato dal Gatto e la Volpe. Lo scrittore toscano descrive anche in modo macabro gli ultimi istanti di vita del burattino: “Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.

All’epoca la scena sconvolse i giovani fan di Pinocchio, tanto che la redazione del giornale che si era occupata della pubblicazione del romanzo fu subissata di lettere da parte dei fan che chiedevano a gran voce un nuovo epilogo. A quel punto a Collodi non rimase altro da fare che rimettersi a lavoro e due anni dopo pubblicò un altro capitolo dando alla marionetta il lieto fine che tutti conosciamo.

Interpretazione esoterica

Un ultimo tocco inquietante è stato poi dato dalla lettura esoterica del romanzo. C’è chi sostiene infatti che dietro Le Avventure di Pinocchio si celino diversi riferimenti alla Massoneria.

La storia del burattino che aspira a cambiare il suo stato diventando umano è vista come il processo di iniziazione di una loggia segreta. I nomi dei personaggi sarebbero invece dei riferimenti all’oscura pratica dell’alchimia, mentre la Fata Turchina rappresenterebbe la Grande Madre che fa riconciliare Pinocchio con il Padre.

La formulazione di queste ipotesi deriva da alcune voci secondo le quali Carlo Lorenzini (vero nome di Carlo Collodi) apparteneva all’ordine della Massoneria e voleva quindi lanciare dei messaggi subliminali attraverso il romanzo. Ovviamente a oggi rimangono solo delle supposizioni senza riscontro.

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La vera storia di Pinocchio è quindi estremamente diversa da come la conosciamo. Non è però la prima fiaba a essere contornata da elementi macabri. La maggior parte dei classici Disney sono ispirati a racconti con protagonisti personaggi il cui destino non finisce certo con un happy ending. E allora forse è meglio continuare a ricordare le fiabe per come ci sono state trasmesse da bambini, con quel pizzico di magia che ci ha fatto sognare. Per affrontare le disillusioni abbiamo tutta una vita.

 

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