Il Finale di Animali Notturni – Il Posto Vuoto

Matteo Melis

Aprile 15, 2020

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Mi sorprende ancora, quando parlo di Animali Notturni con qualcuno, che il finale del film sia stato recepito come una sorta di colpo di scena. Anche se non ovvio né scontato, era quantomeno chiaro e pronosticabile che Edward non si sarebbe seduto a quel tavolo. Quel posto resta vuoto per significare rivalsa, presa di coscienza, presenza dell’assenza.

Perché quella meravigliosa opera che è Animali Notturni più di tutto parla di assenza e di vendetta.

Un’assenza sottolineata da un manoscritto che contemporaneamente comunica e crea distanza, che ferisce, e a un certo punto lo fa per davvero, che media mentre avvicina. Il suo contenuto parla di dolore e di perdita, e quella perdita porta a una vendetta che nella vita di Edward e Susan corrisponde a un incontro che non può avvenire. L’assenza di Edward si fa presente solamente tra le pagine di un libro per prendersi una rivincita. Pochi film contemporanei lambiscono così tanto le zone del romanticismo senza essere mai romantici. Anche qui, presenza e assenza.

Riflettendo sui temi e sull'allegoria che avvolgono Animali Notturni possiamo capire che quel finale è semplicemente l'unico possibile.

Animali Notturni (Nocturnal Animals, Tom Ford, 2016)

Non sarebbe proprio potuta andare diversamente, se ci pensate. Per quale motivo Edward si sarebbe dovuto sedere a quel tavolo? Che obiettivo avrebbe dovuto avere il suo manoscritto se non accendere volontariamente una fiamma destinata ad ardere da sola, alimentata da rimpianti, ricordi e rancori? Come altro avrebbero potuto pensare la vicenda Austin Wright, che ne è l’inventore, e Tom Ford, che così bene l’ha adattata?

Non sembra nemmeno che Animali Notturni ce lo chieda, anzi, il suo andamento è così teleologico e incontrovertibile da lasciarci fuori dalla natura di ogni scelta nonostante coinvolga in maniera travolgente. Costruiamo così un legame con Edward, che conosciamo solo nel passato e nel suo romanzo, in cui ha deciso di chiamarsi Tony, e con Susan, che in quelle pagine è tanto presente da non cambiare nome. Ogni dettaglio, evento ed emozione che popolano il parallelismo tra la vita dei protagonisti e il romanzo, Animali Notturni appunto, sembrano rivolti solo e solamente a quella conclusione.

Riflettendo sui temi e sull'allegoria che avvolgono Animali Notturni possiamo capire che quel finale è semplicemente l'unico possibile.

Animali Notturni (Nocturnal Animals, Tom Ford, 2016)

Allora quel thriller noir così crudo e asciutto costituisce un’analogia del percorso che Edward ha fatto con la sua ex moglie, un cammino nel quale non scorre una goccia di sangue nonostante la violenza rimanga tale, tutta squisitamente psicologica.

Nel romanzo Tony perde la moglie e la figlia così come nella vita Edward ha visto scivolare dalle sue mani Susan e il suo sogno di diventare padre, per via di un aborto di cui seppe solo una volta avvenuto, sotto la pioggia, dinnanzi al vetro di una macchina nella quale la moglie piangeva tra le braccia dell’amante.

Nel romanzo Tony cerca vendetta poggiandosi a Bobby Andes, un detective totalmente fuori dagli schemi, malato di cancro e divenuto nichilista, sicuramente più legato alla legge del taglione che a quella dei codici, quindi un eroe in quel mondo rovesciato che il manoscritto crea. Nella vita Edward cerca una vendetta fine, fredda e studiata, poggiandosi sulla scrittura, quel mezzo che è il suo lavoro, così distaccato e così efficace, perché attraverso la lettura Susan può ricreare nella sua testa quell’universo saturo di sangue, rivalsa e desolazione che dalla psiche dell’ex marito è stato generato.

Nel romanzo Tony prende la situazione in mano, rapisce, minaccia e uccide chi ha assassinato la sua famiglia, mostra di essere altro rispetto al brav’uomo che è sempre stato, questo perché c’è un rimprovero che Susan ha ripetuto tante volte a Edward durante la loro relazione:«sei un uomo troppo debole».

Animali Notturni

Animali Notturni (Nocturnal Animals, Tom Ford, 2016)

Questi tre punti che legano l’analogia del romanzo con la storia di Edward e Susan non sono solo i più evidenti, ma sono anche quelli nei quali Animali Notturni raggiunge una forza tematica assolutamente eccezionale, muovendo delle acque che sono rimaste troppo spesso stagnanti nei discorsi sulla psicologia maschile.

Il punto di vista dell’uomo nell’aborto è sistematicamente tralasciato, la sofferenza banalizzata, la debolezza schernita.

Nella società è ancora troppo presente lo stereotipo secondo il quale l’uomo dev’essere forte per due e la donna deve farsi trascinare da questa forza rimanendone rispettosamente all’ombra. Parte del sessismo deriva da qui, dal pensare che si sia destinati a possedere una determinata personalità a seconda del proprio sesso o delle proprie scelte. Sul tema Animali Notturni dà il proprio apporto senza mai mostrarsi semplicistico, ma facendo rispecchiare gli spettatori in tematiche che potrebbero riguardare chiunque, senza particolari giudizi di valore, con onestà e sincerità.

Animali Notturni

Animali Notturni (Nocturnal Animals, Tom Ford, 2016) – Finale Manoscritto

Animali Notturni

Animali Notturni (Nocturnal Animals, Tom Ford, 2016) – Finale Film

Così arriviamo al finale, punto d’arrivo del film e del nostro discorso. Quando pensiamo alla fine di Animali Notturni intuitivamente ci viene in mente Susan che riesce a ottenere un appuntamento con Edward poiché scossa dalla lettura del devastante manoscritto. A quel punto quasi dimentichiamo dell’analogia che regge l’intero film, data l’importanza del momento che sta per arrivare.

Ma così come romanzo e vita hanno proceduto sempre a braccetto, così accade nel finale. Ecco perché non sarebbe potuto che accadere ciò che vediamo e perché è naturale che Edward non si presenti, continuando a rimarcare la propria assenza.

Nel romanzo Tony riesce a vendicarsi, uccide gli assassini e conclude una spirale di violenza che non salva nessuno, lui compreso, ormai diventato cieco per le colluttazioni con i nemici, senza nulla per cui vivere, completamente forgiato dalle sue esperienze e trasformato in un corpo la cui anima è sparita tra omicidi, proiettili e sangue.

Edward è metaforicamente quello: un uomo che non vede più per via delle ferite che ha subito e che sta portando a compimento una vendetta a lui necessaria. Così accetta il tanto agognato invito di Susan per farla accomodare in un tavolo in cui lui non siederà mai, le fa silenziosamente comprendere quanti errori ci siano stati in passato non per porre loro rimedio, ma per farle capire quanto profondamente l’abbiano ferito.

Nel finale del manoscritto Tony, che è Edward, è solo, coperto di sangue, in un terreno arido, e in quella misera situazione esala l’ultimo respiro. In quella che è l’estrema fine della loro relazione, Susan è sola, vestita e truccata splendidamente, in un ristorante lussuoso, e in quella situazione patinata esala un respiro che connota che anche la sua anima ormai è sparita, persa tra insoddisfazione e insensibilità. L’unica presenza davanti a lei, così sprezzante, così invisibile eppure così ingombrante, è l’assenza di Edward.

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