Essere un uomo imprigionato nel corpo di una donna. È per questo motivo che la notte del 31 dicembre 1993 due balordi uccisero brutalmente il giovane transgender Brandon Teena. John Lotter e Tom Nissen, questi i nomi degli assassini, misero fine alla vita del ragazzo semplicemente perché incapaci di capire il significato della parola diversità. Ma poi, cosa significa essere diversi? Chi è che può arrogarsi il diritto di decidere cosa sia normale e cosa non lo sia? Nella profonda provincia americana, Lotter e Nissen assunsero il ruolo di giudici, condannando a morte un ragazzo solo perché voleva vivere seguendo la sua vera sessualità.
Questa straziante vicenda fu raccontata nel 1999 nel film Boy’s don’t Cry di Kimberly Peirce. A vestire i panni di protagonista c’era Hilary Swank, che riuscì magnificamente a dare voce al dramma vissuto dal giovane, tanto da vincere un Oscar come miglior attrice protagonista. Se volete saperne di più, ecco la vera storia di Brandon Teena.
La dura infanzia di Brandon Teena
Brandon nacque con il nome di Teena Renae Brandon a Lincoln, nel Nebraska, il 12 dicembre del 1972. Perse il padre quando era ancora in fasce, così trascorse i primi anni di vita con sua nonna. A tre anni si trasferì stabilmente da sua madre JoAnne e visse un’infanzia difficile assieme a sua sorella Tammy. Le due bambine subirono infatti diverse violenze, fra cui numerosi stupri da parte di uno zio paterno.
Crescendo Teena realizzò di non sentirsi a suo agio nei panni di una ragazza. Capì di essere mentalmente un uomo e di provare attrazione verso le donne. Durante l’adolescenza iniziò quindi a vestirsi con abiti maschili, nonostante il parere contrario di sua madre che credeva che quel cambiamento fosse dovuto al semplice capriccio di un maschiaccio.
Da Teena a Brandon
A 18 anni decise di abbracciare pienamente la sua vera identità invertendo il nome con il cognome e presentandosi a tutti come Brandon Teena. Il ragazzo (è ormai inutile continuare a chiamarlo ragazza) ebbe anche diverse storie d’amore. Con alcune delle sue ragazze riuscì a nascondere il segreto, con altre raggiunse invece un livello di intimità più profondo che lo costrinse a confessare la verità. Nella maggior parte dei casi la reazione delle ragazze fu molto dura e Brandon venne più volte umiliato e mortificato.
Questa situazione lo fece scivolare sempre di più verso il baratro della depressione. La sua condizione mentale peggiorò poi ulteriormente quando fu arrestato per aver falsificato degli assegni e la sua storia venne sbattuta in prima pagina sui giornali locali. A quel punto la sua identità biologica diventò di dominio pubblico causandogli un crollo tale da spingerlo a compiere un tentativo di suicidio.
La nuova vita a Falls City
Dopo alcune sedute di terapia, Brandon Teena decise di cambiare aria trasferendosi a Falls City. Nella cittadina finalmente conobbe il vero amore, incarnato nella bellissima e dolcissima Lana Tisdel. Purtroppo però conobbe anche la natura più malvagia dell’essere umano, rappresentata dagli ex galeotti John Lotter e Tom Nissen.
Nei primi mesi a Falls City, Brandon visse serenamente accanto a Lana e ai suoi nuovi amici Lisa Lambert e Phillip DeVine. Inizialmente strinse amicizia anche con Lotter e Nissen, riuscendo a nascondere perfettamente il fatto di essere biologicamente una donna. Le cose però precipitarono quando gli scheletri nell’armadio di Brandon vennero nuovamente alla luce.
Il tragico epilogo
Il vizio di spendere più di quanto avesse a disposizione accompagnò il ragazzo anche a Falls City. Il 15 dicembre del 1993, Brandon venne infatti arrestato con l’accusa di contraffazione e rinchiuso nell’ala femminile del carcere. La notizia si sparse nella piccola comunità e arrivò ovviamente anche alle orecchie dei suoi nuovi amici.
John e Tom, inorriditi dalla verità, decisero di fargli pagare un caro prezzo per quella bugia. Durante la festa per la vigilia di Natale denudarono Brandon davanti a Lana, poi lo costrinsero a salire in macchina e lo portarono in un luogo isolato dove lo stuprarono ripetutamente. Il giorno dopo il giovane riuscì a scappare dai suoi aguzzini e, accompagnato da Lana, sporse denuncia contro di loro. Lo sceriffo che si occupò del caso non gli fu affatto d’aiuto: dopo aver interrogato brevemente Lotter e Nissen, rilasciò i colpevoli che a quel punto erano infuriati.
Ancora sotto shock, Brandon si era rifugiato a casa di Lisa. Il 31 dicembre i due si trovavano nell’abitazione della ragazza assieme al figlio di nove mesi di lei e a Philip DeVine quando John e Tom li raggiunsero per sfogare tutta la loro rabbia. Prima ferirono Brandon con due colpi di arma da fuoco e poi, non contenti, lo uccisero a coltellate. Anche Lisa e Philip restarono vittime della pazzia omicida dei due uomini, mentre fortunatamente il bambino non fu toccato.
Un terribile fatto di cronaca con delle conseguenze positive
John Lotter e Tom Nissen furono arrestati e accusati di triplice omicidio. Nissen testimoniò contro il suo complice ottenendo così l’ergastolo, mentre Lotter fu condannato alla pena capitale. Al momento l’uomo è ancora nel braccio della morte in attesa che il suo caso venga revisionato. Neanche lo sceriffo al quale Brandon sporse denuncia e che non fece abbastanza per aiutarlo la passò liscia. L’uomo fu infatti processato e condannato per aver sottovalutato il pericolo che i due assassini rappresentavano.
Ma al di là delle punizioni che i responsabili del delitto stanno ancora scontando, possiamo oggi trovare un lato positivo in quell’orrendo fatto di cronaca. La vicenda di Brandon Teena e il film Boys don’t Cry che uscì pochi anni dopo contribuirono ad alimentare il dibattito sull’intolleranza nei confronti di omosessuali e transgender. Di certo oggi non si può dire che l’omofobia e la transfobia siano stati superati, però qualche piccolo passo in avanti da quel drammatico giorno del 1993 è stato fatto. In nome di Brandon e di tutte le vittime dell’odio.
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