Machine Gun Preacher – La storia vera di Sam Childers

Shosanna

Settembre 14, 2020

Resta Aggiornato

Questa storia, fatta di morte, di profonda amarezza e di tanta vita, ha un nome, è la storia di Sam Childers.

Quando non hai più nulla davanti a te e la vita è tutta racchiusa in una siringa, nella sensazione che la droga ti procura a caro prezzo per qualche istante e se riesci a disintossicarti e intorno a te c’è il deserto? Cosa si prova? Cosa si prova ad annegare in questo pozzo di solitudine, fatto di dolore, di un peso per la vita troppo grande? C’è un silenzio grande al centro del cuore, che rimbomba senza lasciare pace.

E se alla fine del tunnel trovi Dio? E ritrovi la fede, la speranza, la voglia di essere migliore. Poi un giorno succede che ti svegli e ti accorgi che intorno a te non è cambiato nulla. Che questo fantomatico Dio di cui la gente si riempie la bocca, in realtà ha delle preferenze e mentre tu mangi, ridi e fai l’amore, un numero illimitato di innocenti muore.

La storia di un uomo comune

Sam è un tossicodipendente e membro di una gang di motociclisti, uscito di prigione a fatica riesce a uscire dalla droga e ad abbandonare le vecchie compagnie. La moglie lo aiuta in un cammino di guarigione, che lo porta alla conversione. Inizialmente Sam riprende il lavoro, compra una casa decorosa per la famiglia e inizia a fare piccole opere di volontariato nel quartiere.

Un giorno sente di dover partire, così lascia tutto e parte come muratore con degli aiuti umanitari in Sudan. Qui la situazione lo sconvolge, i suoi viaggi di andata e ritorno, lo riportano sempre in Africa, sempre da quegli innocenti; per loro riesce a costruire un luogo di ritrovo, che diventa un orfanotrofio, in grado di fornire protezione e riparo.

Un Gerard Butler come al solito egregio nei panni di Sam riesce a raccontare tutto lo struggimento con cui è costretto ad usare le armi a sua volta per proteggere e tentare di fare qualcosa; ruvido e crudo e al tempo stesso di grande profondità il film mette in scena una grande storia di un piccolo uomo.

Chi è Sam Childers?

Il film si basa sul romanzo: Another Man’s War: The True Story of One Man’s Battle to Save Children in the Sudan, scritto dallo stesso Sam Childers.

«All my life, from birth, it’s been a fight. And it always seemed to be another man’s war. I always seemed to be fighting for someone else. But it always came back to me. The Word says we’re born into sin, and sin always comes back to war».

(Sam childers)

Sam nasce nel 1962 a Grand Forks nel Nord Dakota, cresce tra alcol e droghe ed entra a far parte degli Outlaws MC, uno dei quattro club di motociclisti più diffusi e più antichi al mondo. Negli anni ’90 si converte al cristianesimo, uscendo dal club e disintossicandosi. Parte per l’Africa, dove con l’aiuto della moglie Lynn dà vita all’Angels of East Africa, un’associazione umanitaria; tutt’oggi è impegnato nella lotta contro la guerra civile in Africa.

Come si legge nei titoli di coda il piccolo villaggio fondato da Sam è ancora funzionante, comprende anche una Chiesa, una scuola e una mensa e ospita circa duecento orfani, negli ultimi tredici anni ha offerto rifugio, riparo e sostentamento a più di mille bambini.

Una storia vera e contemporanea

Della questione africana non si parla mai abbastanza, non si è mai del tutto consapevoli delle morti, delle indicibili violenze che avvengono in ogni secondo, perfino ora mentre scorrono le parole, non si è mai troppo carnefici nello stare in silenzio a guardare.

«Sì, sto dicendo che è troppo facile dar la colpa alla guerra, rifugiarsi dietro l’entità astratta che chiamiamo guerra e a cui ci riferiamo come a una specie di peccato originale, di maledizione divina. Il discorso da affrontare non è sulla guerra. È sugli uomini che fanno la guerra, sui soldati, sul mestiere più antico più inalterabile più intramontabile che esista dacché esiste la vita».

(Oriana Fallaci)

Sam ha aderito a una delle tante battaglie, a cui si potrebbe partecipare in Africa, la lotta contro l’LRA o Esercito di resistenza del signore. Questo gruppo di ribelli nasce nel 1987, sembra fondere il misticismo africano con il fanatismo fondamentalista cristiano; qualunque sia il Dio o la bandiera sotto cui dicono di agire, difficile che gli sia comandato di violare i diritti umani. Ad oggi il capo è Joseph Kony, un natio dell’Uganda del nord, che ha raccolto i vari ribelli sparsi, dopo la caduta dell’ennesimo governo. Joseph si pone come un medium, uno spirito guida e si dice che compia rituali magici in difesa del suo esercito.

L’LRA, come tantissime altre realtà in Africa, compie ripetutamente omicidi, stupri, violenze, mutilazioni, usano bambini-soldato sottoposti ai trattamenti più cruenti.

Una lotta costante

Ogni persona che viola il diritto umano di un altro essere umano, smette di essere tale e regredisce al di sotto dello stato bestiale; ogni persona che viola il diritto di un bambino innocente, ha perso la sua anima e il suo cuore ed è aldilà di ogni giudizio etico e morale. Questo film non ha fatto successo, perché la storia è quella di un eroe silenzioso, che ancora oggi è lì a raccogliere la felicità per ogni piccola vita sottratta alla morte. Probabilmente il film si è rivelato troppo umile e non ha saputo cogliere la drammaticità come altre pellicole, che trattano lo stesso dramma, è il caso di Blood Diamond – Diamanti insanguinati, eppure il senso di sconfitta e di delusione per l’umanità a fine film è lo stesso, le lacrime sono inutili davanti all’impotenza di tante vite distrutte. Il messaggio è chiaro: dov’è la giustizia?

Per le scene dirette ed immediate non è adatto a tutto il pubblico, non è un film che vuole il successo, ma ha lo scopo di denunciare e di porre la domanda: quel è il confine tra bene e male?

«Se volete che resti qui e vi dia tutte le scuse possibili per giustificarmi io non posso farlo, piuttosto voglio chiedere a ognuno di voi, là fuori, a chiunque di voi abbia un figlio, un fratello o una sorella. Se vostro figlio o, non so, qualcuno della vostra famiglia fosse rapito, oggi, se dovesse arrivare un pazzo criminale, per esempio, o un terrorista e per assurdo rapisse qualche membro della vostra famiglia o vostro figlio e io venissi a dirvi: “Posso riportare vostro figlio a casa” farebbe differenza come lo riporterei a casa?»

(Sam childers)

Alle persone che sperano e lottano

Leggi anche: La vera storia di Oriana Fallaci

Correlati
Share This