La balia – L’emancipazione dei personaggi femminili: Maddalena

Claudia Silvestri

Febbraio 25, 2021

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A chiusura dell’articolo precedente su Annetta, abbiamo introdotto la terza figura femminile de La balia di Marco Bellocchio: Maddalena (Jaqueline Lustig), unica protagonista a non provenire dall’universo pirandelliano.

Se Annetta e Vittoria costituiscono la naturale “emancipazione” di Annicchia ed Ersilia, Maddalena consente l’inserimento, nella pellicola, delle istanze politiche e sociali tipiche del pensiero di Bellocchio.

La ragazza è una delle pazienti della clinica per donne affette da problemi mentali in cui lavora – nella versione filmica – il professor Mori. Non soffre di alcun disturbo, capita per caso nella struttura: dopo aver dato fuoco a un teatro – uno dei tanti atti di protesta che ha compiuto e compirà nel corso della narrazione – scavalca il cancello in cerca di rifugio, ferendosi a una mano.

La sua passione politica la porta a scendere quotidianamente in piazza e a unirsi ai gruppi di rivoltosi che nella Roma giolittiana imperversavano nelle strade. Sarà Nardi (Pier Giorgio Bellocchio), assistente del professore, a decidere di “ricoverare” Maddalena nel tentativo di salvarla dalla prigione, già conquistato e ammaliato dalla sua straordinaria forza d’animo.

Maddalena

Maddalena (Jaqueline Lustig) e il professor Mori (Fabrizio Bentivoglio)

L’entrata in scena della giovane viene infatti così descritta dalla sceneggiatura:

[Mori continua attento la sua visita. Ma, con uno scatto impercettibile, si ritrova addosso gli occhi della giovane: un guizzo improvviso, uno sguardo di sfida, in contrasto con la
sua assoluta mancanza di reazione fisica. In realtà la ragazza non lo guarda, ma lo oltrepassa, in una provocazione non diretta a lui, ma al mondo intero...]

Anche il personaggio di Nardi è ideato da Bellocchio: il viscido scrivano della novella – il quale costringerà Annicchia a divenire sua amante – viene sostituito da un ragazzo dai tratti fortemente differenti, portatore di una visione del mondo che in Pirandello non esisteva.

Il giovane, nel corso della pellicola, perderà gradualmente l’interesse per la propria professione. Secondo lui lavorare in una struttura in cui le donne non vengono curate, ma semplicemente classificate in base al proprio disturbo equivale a sprecare gli anni migliori della sua vita.

Nardi: «Non credo più a questo mestiere…osservare, classificare, riempire cartelle cliniche, accogliere tutti e non curare mai nessuno, affidarsi al caso…io voglio fare le cose concrete…».

Mori: «Perché la malattia mentale non è una cosa concreta?».

Nardi: «La fame e la disperazione di chi non ha nulla sono cose concrete, somministrare il chinino a chi ha la febbre è una cosa concreta…».

Mori: «E che vorresti fare?».

Nardi: «Se c’è da mettere una bomba io sono disposto a farlo…».

Mori: «Ma smettila, è come dire voi folli non esistete…».

Spinto da questo forte senso di insofferenza e disagio, Nardi abbraccerà le idee socialiste che nella novella erano proprie del professor Mori e del padre di Vittoria.

E la sua evoluzione si legherà in maniera intima e indissolubile a quella di Maddalena. Concepiti con lo stesso scopo narrativo – articolare la tematica politica della vicenda – si ritroveranno fianco a fianco nella lotta sociale di cui si fanno portavoce.

I dubbi e le incertezze, infatti, non nascono in Nardi in maniera totalmente autonoma, ma scaturiscono dall’incontro con la giovane “rivoluzionaria”.

È quindi la generazione dei “figli” a smuovere quella dei “padri”. Concezione, questa, tipica del Sessantotto e delle idee che un tempo erano appartenute anche a Bellocchio. Ma che il regista cerca di scardinare dall’interno, riconoscendo i giusti meriti  a una generazione di padri – e di borghesi – anch’essi capaci di amare e aiutare. A patto che siano in grado di rivolgersi e di usare nuovi e idonei sistemi sociali e culturali, laddove quelli già provati avevano fallito.

Maddalena (Jaqueline Lustig) e Nardi (Pier Giorgio Bellocchio) si uniscono a un gruppo di rivoltosi

Esempio di questi nuovi metodi sono, nel film, le lezioni che il professor Mori impartisce ad Annetta. La quale, emancipatasi dalla sua condizione  grazie anche a questo aiuto, può rientrare pienamente nella categoria dei “figli” capaci di scardinare la realtà costituita  – e non solo un sistema narrativo basato su assunti veristi.

La sua legittima appartenenza a questa generazione, del resto, è suggerita sin dalle prime inquadrature del film. La sequenza in cui appare per la prima volta – che completa l’episodio che fa da sfondo ai titoli di testa – viene collocata immediatamente dopo la scena di presentazione del personaggio di Maddalena.

Questo alternarsi delle due figure non è casuale: la balia e Maddalena, infatti, sono due facce della stessa medaglia e costituiscono una sorta di alter ego l’una dell’altra.

La rivoluzione che Annetta porta avanti fra le mura domestiche di una casa borghese, Maddalena la porta avanti in piazza, esponendosi ogni giorno insieme ai gruppi di rivoltosi e finendo per coinvolgere Nardi, che abbandonerà il suo lavoro per unirsi alla lotta.

La balia, nella versione di Marco Bellocchio, diviene una vicenda di emancipazione femminile.

Nardi (Pier Giorgio Bellocchio) insieme alle pazienti della clinica

Due donne che nella novella pirandelliana non hanno potuto trovare il loro posto, ma che nella schiera di personaggi femminili della filmografia di Bellocchio sono perfettamente a loro agio.

E che riescono a incarnare coerentemente – insieme a Vittoria – le istanze di emancipazione figlie del ‘900, rendendo la versione filmica de La balia qualcosa di completamente nuovo rispetto al suo corrispettivo letterario, pur rimanendo ancorata alle imprescindibili premesse del racconto.

Leggi anche: La balia – L’emancipazione dei personaggi femminili: Annetta

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