Nightmare Alley – Il destino di un uomo e della Bestia

Enrico Sciacovelli

Febbraio 4, 2022

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Nightmare Alley – Il destino di un uomo e della Bestia

Un uomo spinge un corpo dentro una fossa, all’interno di una dimora vetusta e umile. Accende un fiammifero, lo avvicina alla sua sigaretta, lo lancia nella voragine ed esce dalla casa, divorata rapidamente dalle fiamme. Si lascia alle spalle un segreto, una verità repressa brutalmente, incamminandosi verso il suo destino. Eppure, quella verità non può essere cancellata. Spente le fiamme, le ceneri e le cicatrici rimangono.

Il Premio Oscar Guillermo del Toro torna sul grande schermo con Nightmare Alley, un adattamento dell’omonimo romanzo scritto da William Lindsay Gresham nel 1946.

L’uomo descritto immediatamente prima è Stanton Carlisle (Bradley Cooper), neo-vagabondo alla ricerca di un letto, un pasto caldo e di una svolta.

Giunge quindi al Nightmare Alley, un circo popolato da personaggi bizzarri a metà tra il grottesco e il mistico, interpretati da un ricco cast di character actors. Willem Dafoe, Rooney Mara, Ron Pearlman e Toni Collette, nei minuti a loro disposizione, mostrano spessore nella semplicità delle loro figure, caratterizzate da pochi, ma profondi, tratti distintivi.

Nightmare Alley
Stanton Carlisle (Bradley Cooper) arriva al Nightmare Alley, la fiera delle illusioni

I comprimari ruotano così intorno alla figura di Carlisle, inizialmente silenzioso, per poi rivelare in poche battute un potente carisma e una profonda ambizione. Carlisle inizia quindi ad affezionarsi alla delicata Molly e a interessarsi all’arte dell’illusionismo e della chiaroveggenza.

Una pratica affascinante, virtualmente innocua, ma facilmente degenerante nella manipolazione. Per la coppia di chiaroveggenti del circo è un tabù da non abusare. Per Carlisle è, invece, un’opportunità irrifiutabile, il biglietto di prima classe per New York.

Al fianco di Molly, Carlisle si rinventa come psichico per l’aristocrazia della città, elevando lo spettacolo della fiera al prestigio che solo la Grande Mela sa offrire. Tuttavia, la sua fama attira l’attenzione della psicologa Lilith Ritter (Cate Blanchett), tanto intrigante quanto pericolosa.

Del Toro e l’eterno corteggiamento dei mostri

Per i fan più fedeli del regista messicano è facile vedere cosa ha attratto Del Toro al testo. Nightmare Alley si distingue per il setting degli anni Quaranta, offrendo scorci di art déco alternati al grezzo fascino del circo, e per l’impostazione moralistica degna di un racconto noir moderno.

I personaggi sono ben delineati, riconoscibili, ma impreziositi dalle performance del folto cast. Dalla timida tenerezza di Rooney Mara all’estro di Toni Collette nei panni della veggente Madame Zeera, lo sforzo corale è evidente.

Tuttavia, il cast ruota intorno a Bradley Cooper e Stan Carlisle, in una performance variegata che richiede allo statunitense stoici silenzi, momenti di grande debolezza e un fascino credibile. L’intera trama gira intorno alla rivelazione e rivoluzione del protagonista, spezzando in primis una corazza protettiva per poi mettere a nudo insicurezze e demoni.

Nightmare Alley
Carlisle esplora il circo, entrando nella bocca del demonio

D’altronde, Del Toro è noto per il suo rapporto con i mostri. Da Il labirinto del fauno a La forma dell’acqua, le sue creature riflettono i dolori e i desideri dei reietti, dalla forma spaventosa e dall’animo puro. «Santi patroni della nostra beata imperfezione», disse sul palco della 75esima edizione dei Golden Globes.
I mostri appaiono al messicano come metafore, i suoi personaggi più virtuosi sono in grado di comprenderle, mentre i più meschini ne abusano, nella loro ignoranza.

Sono quindi i corrotti i più insidiosi, coloro che vedono il mostruoso altrove e non nel proprio cuore.

In Nightmare Alley non esistono creature soprannaturali, ma uomini e donne che corteggiano quella dimensione, puntando a un potere mai inteso per loro. Così l’uomo piccolo desidera crescere e diventare grande, così l’uomo può essere confuso per bestia.

L’illusionista, il ladro, l’uomo e la Bestia

Seppur dotato dell’innegabile fascino di Bradley Cooper, Carlisle emerge gradualmente come un personaggio insidioso, desideroso di apprendere il più possibile, ma convinto di poter raggiungere vette più alte. Ha i suoi principi, certo, come l’avversione all’alcol, ma sono virtù meno granitiche di quanto voglia credere. Un uomo il cui destino è potenzialmente sempre mutevole, ma accecato dall’hybris tipico di uomini dalle ambizioni incontentabili.

Nonostante un ritmo poco spedito nel primo atto, gli eventi a schermo scorrono piacevolmente, dove i colori sbiaditi e grigi del circo passano il testimone ai toni dorati e scuri di New York.

La progressione della trama avviene di pari passo con il regredire della palette cromatica in sfumature più incisive: luci sfocate e dolci che si inaspriscono in oro e nero, luce e ombra. Una dualità che segna l’estetica della pellicola quanto i suoi personaggi.

Nightmare Alley
Una visione a metà tra passato e futuro, luce e ombra, fiamme e ceneri

Da Carlisle alla dottoressa Ritter, dalle molteplici figure del circo, ogni personaggio ha in sé il potenziale per fare del bene e del male. Tutti a loro modo truffatori e manipolatori, con l’obiettivo di intrattenere, ammaliare e proteggere i loro interessi e i loro cari. Come già detto, Del Toro non teme i mostri, li ammira. Ciò che teme è quel potenziale, se lasciato senza freni morali.

In una delle prime scene, Carlisle si avvicina alla Bestia, un uomo tormentato e abusato al punto da essere inintelligibile, e gli offre una sigaretta. Un primo segno di empatia, riconoscendo l’umanità di un essere separato da essa. Oppure riconoscendone le debolezze, un animo spezzato da errori fin troppo familiari.

Per ognuno dei personaggi esiste un difetto o un’ambizione potenzialmente fatale: alcol, oppio, soldi, vendetta, fama, amore, redenzione, sono tutti desideri capaci di degenerare e affliggere. Nessun uomo può scappare da Dio, tantomeno una Bestia. Il loro destino diventa quindi inevitabile: l’uomo deve perire e la Bestia deve esibirsi.

«Non adattarsi agli standard non è una cosa facile, ma sono sempre rimasto fedele a quello che volevo fare da Cronos fino a ora. Come regista sono fedele a me stesso da venticinque anni. È una scelta che non rende facile promuovere e vendere i miei film, ma rende facile svegliarmi tutte le mattine».


(Guillermo del Toro)

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