Elle e Light – I due volti del Genio

Andrea Vailati

Maggio 28, 2018

Resta Aggiornato

Elle e Light – I due volti del Genio

«Gli esseri umani sono proprio uno spasso!» è l’anatema fintamente innocuo che Ryuk, shinigami annoiato dall’immortalità, porrà come base narrativa di uno dei più affascinanti, complessi e potenti manga, poi divenuto anime, della storia recente.

Si riferisce agli esseri umani che spesso dimenticano la loro mortalità in favore dell’idealizzazione di loro stessi, che inventano il bene e il male senza poi saper sopravvivere a essi. Sono esseri umani la cui morale e la cui giustizia sono ben più limitate del fascino per il potere intellettivo.

Ma sono due, in assoluto, gli esseri umani che quasi, e dico quasi, stupiscono definitivamente Ryuk. Due volti di una medesima soprelevazione alla normalità mediocre dell’umano, elementi emblematici del conflitto tra due parti di una medesima totalità.

Sono due i volti del Genio che, come gladiatori del Colosseo terrestre, portano gli dei al fascino e all’applauso.

Death Note, Light ed Elle

Light Yagami ed Elle sono due volti contrapposti e complementari, elementi della dialettica intellettiva più pura, capaci di trascendere i grandi pilastri antropomorfi, eppure mortali in un qualcosa, simile e diverso allo stesso tempo.

Death Note, Light ed Elle – il genio e la giustizia

Un quaderno della morte è il “c’era una volta” di questa storia. Light, ragazzo prodigio di Tokyo, ne viene in possesso.

elle e light

Se per un istante l’ingenua paura sembra determinare la sua reazione, è il raziocinio più arido che infine trionfa. Light sa di poter influenzare radicalmente il mondo: vuole migliorare quella realtà violenta e sporca in cui si ritrova, fatta di uomini malvagi, oscuri e inutili.

Light, riesumando quell’eterna consapevolezza machiavellica, realizza la necessità del male per un bene maggiore. Egli assume una coscienza puramente razionale di ciò che è il fine assoluto e ultimo della giustizia, eliminando il particolare in favore dell’universale.

Dinnanzi al processo dell’oltrepassare lo sguardo dell’uno, in favore della lungimiranza del tutto, Light si impossessa di una libertà dalla giustizia positiva: superare le regole degli uomini che sopravvivono al male tramite la legge, poiché egli può debellare il male stesso.

Ma tale affermazione destrutturante va a coincidere con l’assimilare la giustizia a lui stesso. Light è l’unico “oltreuomo” che ha compreso il limite estetico, storico e umano della morale, ma è anche l’unico che può agire surclassandolo.

Egli è il detentore del Death Note, è l’unica giustizia realmente possibile superiore alla giustizia umana.

Light prende un concetto umano e lo deumanizza, rendendolo superiore alla possibilità umana stessa, poiché ha uno strumento oltreumano in ogni senso. Ma tale assimilazione, così come mostra il Genio, ne mostra anche la chimera. Egli vuole essere giustizia, ma è l’unico male necessario perché tale giustizia assoluta e ultima si compia.

Ryuk: «Ma se tu lo facessi, ciò ti renderebbe l’unico cattivo rimasto».

Questo gli dice Ryuk, che è oltreuomo tra oltreuomini, senza bisogno di affermarsi nel mondo come tale, senza bisogno di uno strumento per esserlo.

Così nel coincidere/collidere della consapevolezza della Giustizia stessa in sé e del dover essere l’ultimo Male perché ciò avvenga, Light entra nel paradosso dell’io assoluto. Egli è sia la Giustizia stessa che il Male stesso, ma non solo. Egli è pur sempre umano, e dove vi è il genio e il potere contemporaneamente nell’io, vi è il delirio di onnipotenza.

Death Note, Light ed Elle

Qui dunque sopraggiunge Elle, l’altro volto del genio. Elle non ha lo strumento oltreumano a sua disposizione, solo la possibilità di trascendenza oltreumana derivante dalla sua genialità umana. Questo gli permetterà di supporre che il killer agisca oltre le regole fisiche della nostra realtà. Lo porta però anche a perseguire un ideale nel limite della possibilità umana di quell’ideale.

Elle, seppure può comprenderla, non può accettare la giustizia assoluta incarnata da Light, poiché se Light si vede nella sua oltreumanità dall’interno, Elle ne vede il limite dall’esterno. Egli sa che Light è uomo, e dunque ne coglie il dualismo contraddittorio: un uomo che comprende un elemento oltreumano, rimanendo uomo, può effettivamente autoelevarsi a divinità sugli uomini?

Se anche può essere difficile condannare del tutto la visione di Light, ciò che forse è realmente condannabile è il suo autoelevarsi a essere quella Giustizia. Light si fa arbitro divino, dove invero è uomo malvagio.

Ma Elle comprende a tal punto la Giustizia totalizzata nell’io di Light, che, freudianamente, egli si fa elemento stesso della legge morale umana: diviene il super io assoluto, si proclama l’emblema umano, in questo caso, proprio della Giustizia Umana.

Ma anche qui il paradosso: perché forse, nell’umanità, non vi è modo assoluto di essere moralmente umano se ci si scontra con chi quella morale la vuole surclassare. La dialettica è violenta. Anche se intellettiva, essa è scontro. Così Elle deve cadere dall’assoluto rigore morale in un’altra forma di machiavellismo, ad esempio nel torturare Misa, in favore della vittoria verso il machiavellismo di Light.

Così ambedue i volti, negli antipodi conflittuali, ma in procedimenti che hanno nel loro limite paradossale una strana forma di complementarità, affermano:

«Io sono la Giustizia!».

Death Note, Light ed Elle – il genio e il sacrificio

L’uomo che supera il limite medio dell’umanità, cosa è disposto a sacrificare di essa?

Light ed Elle rimangono umani, vittime dei loro limiti. Per Light il suo è appartenere al ciclo degli uomini: famiglia, amore, bisogno dell’altro. Per Elle, in un certo senso sono le stesse cose, ma canalizzate in un elemento che sembra divergere da esse. In verità è una degenerazione psicoemotiva: l’ossessività.

Ecco dunque che per portare il raziocinio al distacco assoluto dalla carnalità, emotiva ed empatica dell’uomo, in favore di una lucidità solipsistica che non può essere intralciata da nulla, ambedue devono sacrificare qualcosa in qualche modo.

Death Note, Light ed Elle

In Light sembra essere nella sua rinuncia a sé in favore di Kira. Seppur nascenti dalla medesima persona, essi infine si dovranno dividere: rimanere uniti implicherebbe non debellare i residui di umanità in senso non razionale di Light.

Egli ha un padre a cui è legatissimo, è un ragazzo per bene, non farebbe mai del male a una donna. Ma la necessità oltreumana bussa alla porta. Se vuole davvero portare a termine il suo ideale, Light deve essere disposto a sacrificare degli elementi, che se pur buoni, sono limitativi.

Così si dualizza, canalizzando in Light i lati sacrificabili e in Kira l’ideale da proteggere e rivendicare in toto. Ma, come si è detto, Kira è più imponente di quanto Light possa reggere, e soprattuto Kira è un concetto oltreumano che si incarna in un uomo. Se pur Light venisse cancellato, Kira rimarrebbe, in fondo, un essere umano.

In Elle è nel suo disturbo ossessivo compulsivo che riecheggia il suo sacrificio. Il disturbo ossessivo compulsivo agisce, nei rituali abitudinari e obbligatori per il soggetto, in favore di un debellamento di ansie emotive che il soggetto non saprebbe reggere nella loro normale e libera conformazione.

Per fare un esempio: piuttosto che viversi lo stress per un compito di matematica o un esame universitario, l’ossessivo compulsivo, in maniera talmente immediata da non passare neppure più in maniera visibile tramite una consapevolezza conscia, deve eseguire dei gesti, magari camminando contando i passi, o fermandosi ogni venti secondi, o ripetendo nella sua mente delle frasi obbligate. Così egli gestisce quell’ansia.

In Elle la potenza razionale doveva fare i conti con l’incertezza emotiva illimitata; è normale condizione umana che accada. Ma egli non poteva e non voleva permetterlo. Così, assume in sé la sua stessa ossessività. Rinuncia a essere un ragazzo con le sue paure, i suoi bisogni e le sue pulsioni.

Egli canalizza ogni suo desiderio, di natura incontrollabile, in uno fisso e, se pur in maniera patologica, controllato: i dolci. Non può assolutamente non mangiarli, ma ha traslato ogni libera pulsione o emozione in essi, così da subire unicamente una cosa che già conosce, e controllarla nell’accettarne la patologia. Allo stesso modo deve essere seduto in un certo modo altrimenti “il cervello funziona al 45%” o ancora fa puzzle e costruzioni.

La sua rinuncia è la libertà di viversi i conflitti emotivi umani, costringendosi a dei limiti ossessivi necessari a funzionare sempre al 100%, ma impedendosi di vivere la sua umanità.

Così i due volti del genio, troppo umani nonostante tutto, consapevoli, seppur subliminalmente, di esserlo, devono rinunciare a una parziale parte della loro umanità, in favore del loro essere oltreuomini.

Death Note, Light ed Elle – il genio e la solitudine

Death Note, Light ed Elle

Infine, tale genialità, non solo esistente nei suoi due volti ma, come visto, che tali due volti hanno anche scelto, a discapito di tutto, di preservare come unica condizione della loro esistenza, evidenzia un ultimo grande elemento: la solitudine.

Light rinuncia all’amore per la sua famiglia, divenendo uno psicopatico in senso proprio, che finge perché Kira possa vivere. Elle non ha una realtà in cui esistere, neppure un nome che si possa sapere, solo Watari, che tanto ci ricorda Alfred.

Ed è questo sempre antitetico volto che nei due si sviluppa, a causa del genio, che porta i due stessi ad avere una relazione che va ben oltre il semplice cacciatore e preda.

O meglio, in un senso quanto mai platonico ma nella sua accezione più modernamente dialettica, i due si cacciano in un senso più profondo, verso una consapevolezza parzialmente cosciente e parzialmente nascosta di complementarità: l’unico che riempie l’ambizione universale dell’altro, l’unico che raggiunge l’imponenza prevaricante necessaria per poter rappresentare l’altra parte della totalità a cui ambire.

Così, nella rivalità, nel conflitto, si annida un “superamento che ricomprende” di hegeliana memoria. Ma di questo, se ne parlerà a fondo nel prossimo articolo.

Elle: «È così triste, tra poco dovremo dirci addio».

Leggi anche: Itachi Uchiha –  Il Cavaliere Oscuro

Correlati
Share This