“Boston” George Jung – La vera storia del criminale che ha ispirato Blow

Vittorio Bevacqua

Gennaio 22, 2020

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Blow è un film del 2001 diretto da Ted Demme, che nasce come trasposizione cinematografica del romanzo di Bruce Porter. La pellicola racconta, attraverso una delicata analisi introspettiva, la stravagante e lussuriosa ascesa criminale di George Jung. Il film ottiene un’accoglienza positiva dal grande pubblico, che ha apprezzato la linearità della narrazione e la descrizione, a tratti grottesca, delle vicende di Boston George. Vediamo dunque di capire quanto ci sia di vero nella pellicola, e di conoscere altre curiosità.

“Boston” George Jung, la vita.

Nasce a Weymouth, nel Massachusetts, il 6 agosto del 1942 da una famiglia di origini tedesche ed irlandesi. Inizia a contrabbandare marijuana agli inizi degli anni Sessanta con il suo amico “Tuna” (Tonno). Nel film, vediamo che i due  importano quintali di erba dalle isole Figi,  trasportandole negli Stati Uniti.

Il suo giro d’affari cresce così tanto da guadagnare più di 100.000 dollari al mese. L’ingente bottino gli permette di trovare i soldi necessari ad assumere “personale”, tra cui piloti di velivoli per il trasporto di maggiore merce. Gli affari sembrano andare bene, ma nel 1972 a Chicago viene trovato in possesso di 330 kg di marijuana al Playboy Club. In seguito disse: “Alcuni erano star del cinema, altri star della musica. Io ero una star del fumo”.

La sentenza del processo a suo carico lo condanna a ventisei mesi di detenzione nel carcere di Danbury. Come si vede nel film, suo compagno di cella sarà Carlos Lehder, un giovane ricettatore colombiano, dentro per  furto di numerose auto di lusso. Lehder introduce Jung al mondo dei cartelli colombiani, spiegandogli tutti i segreti del traffico di stupefacenti. Gli confida anche che la cocaina sarebbe stata la nuova droga che avrebbe portato i guadagni dei trafficanti a livelli mai visti prima.

Jung (qui parliamo del rapporto tra Johnny Depp e Tim Burton) una volta fuori, contatta Lehder in Florida, per preparare il suo primo, grosso viaggio di cocaina. Il loro piano è quello di trasportare qualche centinaio di chili di cocaina dal ranch colombiano di Pablo Escobar fino agli Stati Uniti, dove un contatto di Jung, Richard Barile, avrebbe conservato la droga.

“Boston” George Jung e il narcotraffico colombiano

Jung, criminale astuto, esita a dare il permesso a Lehder, o ad altri membri del cartello di Medellín, di conoscere l’identità del suo contatto statunitense, per paura di essere tagliato fuori. L’attività criminale va avanti per un lungo periodo, il che lo porta a stringere un forte legame di fiducia con Pablo Escobar, pur temendo la sua brama di potere. Nel corso degli anni, Jung arriverà a dichiarare: “ Gli dissi, hai tantissimi soldi. Perché non te ne vai da qualche parte con la tua famiglia, dove nessuno ti conosce e puoi vivere una vita da re?” Mi guardò e mi rispose, “Io morirò qui.” Mi girai e andai via. Non c’era nient’altro da aggiungere”.

Johnny Depp e "Boston" George Jung

Johnny Depp e “Boston” George Jung

L’intensa attività di indagine della DEA porta all’arresto di Jung in Massachusetts nel 1987 nella sua casa di Nauset Beach,  nel corso di un movimentato blitz. Proprio in questo periodo, Carlos Lehder inizia a cooperare con il governo colombiano, per il timore di essere estradato negli USA.

Con il consenso di Escobar, Jung testimonia contro Lehder e ottiene la libertà. Dopo un certo periodo di astinenza dal mondo del traffico internazionale, Jung però inizia nuovamente a trafficare cocaina.

Lo scopo è quello di racimolare un po’ di soldi, uscire dal giro e ricrearsi una nuova vita con sua figlia. Ma nuove indagini portano all’ennesimo arresto in Messico,con una condanna formata da  tre capi d’accusa. Finisce al Fort Dix Federal Correctional Institute, in New Jersey.

Blow, il finale tra verità e curiosità

Il finale del film Blow racconta di una scarcerazione prevista o nel 2015, ma in realtà è uscito di prigione il 2 giugno 2014 per buona condotta all’età di 71 anni. Dopo il rilascio, dovrà scontare altri 8 anni di libertà condizionata.

Quando la figlia, Kristina Jung, vide il film nel 2001, presa dal rimorso per non aver mai visitato il padre George (come raccontato nel finale), andò a trovarlo nella primavera del 2002, affermando di essere dispiaciuta di non esserci mai andata prima di allora.

Rilasciato nel 2014, Jung ha riallacciato definitivamente il rapporto con Kristina, la quale nel frattempo si è sposata e gestisce una piccola impresa d’abbigliamento.

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