Perché Death Note finisce con la morte di Elle

Luciano Cecere

Maggio 14, 2021

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Death Note è diventato, nel corso degli anni, un vero e proprio caso perché è riuscito a entrare nelle case di diverse generazioni, senza però scontrarsi con il peso delle nuove dinamiche narrative e dei propri anni.

Tra i vari punti di forza che caratterizzano questa serie, oggi prenderemo in considerazione l’importanza del personaggio di Elle per illustrare l’essenza della sua morte e il vero finale di Death Note.

La morte di un personaggio come Elle non determina solo una svolta fondamentale nella narrazione, ma segna un punto di non ritorno anche per lo spettatore, perché lo colpisce emotivamente, mostrandogli il potere della morte.

Death Note finisce con l’uscita di scena di Elle perché sancisce innanzitutto la fine della continua sfida tra quest’ultimo e Light, emblema di un dualismo morale ed esistenziale che rappresenta la vera linfa della storia.

C'è un prima e dopo Elle nella narrazione della giustizia di Death Note. Ma quando finisce davvero la storia?

Elle

Dalla partita di tennis agli scambi di opinioni durante le indagini per catturare Kira, i due incarnano due facce della stessa medaglia. Entrambi vivono la giustizia su posizioni agli antipodi, ma si ritrovano spalla a spalla in un clima quasi surreale.

Light: « Ma come, inizi subito così: come un giocatore professionista?
Elle: « La prima mossa è decisiva.

La competizione tra i due sfocia, però, in un rapporto abbastanza particolare, perché Elle sente quasi di potersi appoggiare all’amicizia di Light. L’ambiguità di questo rapporto ricalca il rapporto di Ettore Majorana con Heisenberg, indagato nel romanzo di Sciascia, La scomparsa di Majorana.

Elle: «Devo ammettere che sei proprio in gamba, Light: […] hai fatto quel che avrei fatto io, pensandoci prima di me però. A questo punto se le cose stanno davvero così, anche se io morissi forse potresti ereditare tu il nome di Elle».
Light: «Non dirlo neanche per scherzo, Ryuzaki, abbiamo un mese per scoprire l’identità di Kira e trovare delle prove che dimostrino la sua appartenenza alla Yotsuba: la vera sfida inizia adesso».
Elle: «Sì, ma sei stato tu il primo a capire che si trattava della Yotsuba quindi chissà, forse potremmo anche dire che sei più in gamba di me. Immagino che potresti succedermi nel mio incarico; se io dovessi morire ti andrebbe di farlo?»

C'è un prima e dopo Elle nella narrazione della giustizia di Death Note. Ma quando finisce davvero la storia?

Elle

L’affinità che lega i due fisici è paragonabile a ciò che lega i personaggi di Death Note, perché come Majorana vede in Heisenberg un suo simile, così Elle si lega alla recita di Light e al suo piano.

Elle: «Light non è Kira. Anzi, se lo fosse sarebbe un bel problema per me. Perché Light… è il mio primo amico».

Non è un caso che prima della sua morte, Light e Elle parlino per l’ultima volta, sul tetto del quartier generale. Nel momento più alto dell’opera, Elle assume una caratura indiscutibile, perché la sua morte sconvolge la narrazione e definisce esplicitamente l’esistenza dei non-limiti di Light. L’ultima cosa che Elle vede è Light sorridente sul suo rivale sconfitto. Elle conferma a lui stesso che Light è stato Kira per tutto il tempo.

Light: «Non basta una buona difesa per vincere, questo vale in qualunque campo: per vincere bisogna attaccare!»

La morte di Elle oltre, però, a rappresentare la fine di questa straordinaria contrapposizione ideologica, definisce anche una sorta di fine narrativa dell’opera.

Attraverso i personaggi di Near e Mello, eredi di Elle, si cerca infatti di ricreare quell’alchimia che permette allo spettatore di avvicinarsi ai personaggi e di affezionarsi alle loro scelte. I due ragazzi si rivelano abili almeno quanto Elle e usano qualsiasi mezzo per contrastare il loro avversario, così, grazie a una serie di sequestri, riescono ad apprendere dell’esistenza dei Death Note e cominciano a nutrire forti sospetti nei confronti di Light.

Light: «Proprio così. Io sono Kira. E con questo? Vuoi uccidermi? Ascolta…essere Kira fa di me… il Dio di un nuovo mondo. Devi capire che adesso è Kira a rappresentare la legge, ed è solo lui che può mantenere l’ordine. Ormai incarno la giustizia e le speranze di tutta l’umanità; vuoi uccidermi? Sei sicuro che sia la cosa migliore? Nei sei anni trascorsi dall’avvento di Kira, sono scomparse le guerre, e il numero dei criminali è diminuito del settanta per cento. Tuttavia nel mondo continua a esserci ancora del marcio. C’è ancora troppa gente corrotta. E qualcuno doveva pure eliminarla! Appena ho preso in mano il quaderno, ho pensato che sarei stato l’unico ad averne la possibilità, o meglio, che soltanto io ne sarei stato capace. Sono consapevole del fatto che uccidere sia un crimine…ma era l’unico modo di redimere il mondo! Dovevo…dovevo adempire alla mia missione! Solo io potevo riuscirci. Chi altri poteva farlo? Chi altri poteva arrivare a questo punto? Chi altri poteva continuare la mia opera? Solo io…Io sono l’unico che può costruire un nuovo mondo…soltanto io».

Near: «No. Tu sei solo un assassino, e questo quaderno è la peggior arma mai apparsa sulla faccia della terra. Sei stato soggiogato dallo shinigami e dal potere del quaderno. Sei solo un serial killer psicopatico che si illude di poter diventare un dio! Ecco cosa sei! Niente di più».

Nel momento in cui Near riesce a prevedere le mosse di Light e a smascherarlo, è evidente il richiamo esistenziale a Elle e a ciò che ha rappresentato per l’opera. Proprio per questo motivo, la sua morte rappresenta in realtà la fine di Death Note perché chiude quello che aveva rappresentato durante la sua esistenza.

Il vero finale di Death Note non è la morte di Light, ma la morte di Elle, perché, a differenza di quella del primo, pone le basi per lasciare un’eredità, una nuova giustizia, un nuovo mondo a cui aspirare. 

Leggi anche: Death Note – Gli shinigami nella mitologia giapponese

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