The Last of Us 1×04 – Sorridere nella desolazione

Gianluca Colella

Febbraio 9, 2023

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Con questo breve episodio di transizione, la prima stagione di The Last of Us ha completato i pezzi che occorrevano per realizzare una parte parte del puzzle post-apocalittico che sta narrando.

Dopo la tranquillità romantica e idilliaca della commovente relazione di Bill e Frank, durante questa puntata si rifanno vivi i toni minacciosi e angoscianti che avevano caratterizzato i primi due episodi, con la coppia di protagonisti che percepisce costante su di sé la presenza opprimente della morte e della devastazione, causata dagli infetti e dai predoni che popolano quelle che furono le città americane.

Il viaggio di Joel ed Ellie riceve una deviazione inattesa, che i videogiocatori conoscono fin troppo bene, e che li conduce lungo le strade di una città abbandonata gestita in precedenza dall’ente governativo FEDRA.

Durante questa deviazione i due s’imbattono nei primi esseri umani ostili del loro cammino, predoni umanizzati abilmente da nomi, riferimenti a familiari e lamenti di dolore.

Perché se il grilletto premuto da Ellie in questo episodio è da un lato troppo veloce, dall’altro si rivela necessario per favorire l’evoluzione del rapporto tra lei e il contrabbandiere che la protegge.

The Last of Us – Questione di prime volte

La costruzione del legame, al tempo stesso duro e delicato, che avvicina gradualmente Joel ad Ellie e viceversa passa inevitabilmente dalla sofferenza, dal rischio e dalla paura. Con questo episodio, HBO e Druckmann lasciano molto spazio ai prodromi dell’affettuoso umorismo che d’ora in avanti caratterizzerà tutte le interazioni tra i due protagonisti, i quali gradualmente si scioglieranno dopo le iniziali diffidenze.

All’interno di questo legame, però, non può non esserci spazio anche per il trauma, che imperversa nelle loro anime come dolore vissuto e dolore inferto. Vissuto e inferto da Joel, come vittima prima e carnefice poi; vissuto e inferto da Ellie stessa, che per la prima volta si trova a sparare a un nemico umano per salvare il suo protettore.

Joel le affida la pistola quando scopre che questo non era il primo proiettile sparato dalla giovane, e le insegna a maneggiarla nel modo giusto sin dal primo momento: potrebbe sottovalutarla per la giovane età, ma non lo fa.

In queste scene, emergono la cura e il dettaglio che Joel impiega per evitare che a Ellie succeda quello che successe a sua figlia: anche se non dovrebbe, la giovane deve essere in grado di difendersi e di attaccare, quando necessario.

the last of us

The Last of Us – I predoni

Con l’avanzata della trama cresce anche il numero di comparse e personaggi secondari introdotti nella serie, come accadde per The Walking Dead. Differentemente dall’adattamento videoludico, nella serie i produttori hanno preferito giustamente umanizzare i nemici di Ellie e Joel, che risultano comprensibili e vicini nei loro tormenti e nelle loro malvagie intenzioni.

Non a caso, nel corso dell’episodio lo stesso Joel conferma alla ragazza che anche lui si è trovato da entrambi i lati della sottile linea che separa i cattivi dai buoni, e questa ambivalenza sarà la chiave di volta etica di tutta la storia.

Nel corso delle escursioni e delle imboscate tese agli sconosciuti, i predoni manifestano la loro pulsione tesa alla sopravvivenza a tutti i costi in un mondo che li vuole morti.

La direzione dell’episodio è anche in questo caso magistrale, perché sono equilibrate le scene in cui vengono espresse le intenzioni e le paure dei protagonisti e quelle dei predoni, guidati da Kathleen.

In particolare suscita angoscia la visione temporanea e minimale del cratere nel pavimento di quello stanzino, dal quale un infetto è pronto a emergere.

Mentre le sensazioni di minaccia, morte e rischio crescono di minuto in minuto, seguendo una direzione parallela ma opposta, cresce di calore e affetto il legame tra i protagonisti, interpretati magistralmente in ogni piccolo dettaglio.

Una nota di merito conclusiva che rende questo episodio grazioso quasi quanto il precedente, nonostante le scene d’azione più marcate, è la decisione di non mostrare la morte, di non celebrarla con il tipico feticismo estetico che ha sempre caratterizzato la televisione contemporanea.

Anche in questo caso, gli autori sembrano dirci che va tutto bene, che è possibile farne a meno: il mondo è già un posto abbastanza oscuro senza infetti, senza la quotidianità della violenza (che in realtà quotidiana lo è eccome): non vi è alcun bisogno di sottolinearla quando è un elemento così trascurabile, rispetto al sollievo dato da una barzelletta raccontata prima di addormentarsi.

Leggi anche: The Last of Us 1×01 – L’umana tragedia

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