Sul significato di Eraserhead – Il soffocante incubo di David Lynch

Emma Senofieni

Marzo 21, 2020

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Che cos’è un incubo? Un’esperienza onirica negativa, che ci provoca forti sensazioni di ansia e angoscia; una non-realtà, in cui ci sentiamo intrappolati fino al nostro brusco risveglio. Fin dagli inizi della sua carriera, il regista David Lynch ha affrontato questo tema con un’originalità fuori dal comune. In particolare con Eraserhead- La mente che cancella (1977), sua prima e ormai iconica opera, Lynch ci conduce nella mente di un uomo, la cui vita sembra essere un vero e proprio incubo.

Il contorto significato psicologico di Eraserhead, il film più intimo e disturbante del maestro punk visionario David Lynch.

Eraserhead

In una tetra città industriale, un tipografo di nome Henry Spencer (Jack Nance) viene invitato a cena dalla famiglia di Mary (Charlotte Stewart), una ragazza con cui aveva avuto una relazione tempo prima. Durante la cena, viene a sapere di essere diventato padre di uno strano essere alieno: nonostante i due giovani non si amino, decidono di crescere la creatura nel piccolo e squallido appartamento di Henry. Il deforme infante arriverà a far sprofondare il protagonista in un tunnel di disperazione, in cui sogno e realtà si confondono inesorabilmente. Nella seconda metà del film, lo spettatore assiste infatti a una trama caotica, surreale, che sembra aver perso ogni tipo di linearità narrativa. Alla fine, Henry ucciderà brutalmente la creatura.

Pungente disagio: penso sia questa l’esatta sensazione che si prova dinanzi ai titoli di coda di Eraserhead.

Non siamo riusciti a decifrare completamente ciò che è accaduto, eppure, attraverso il flusso creatosi nella danza tra immagini e suoni, siamo rimasti stregati dalla visione di questa pellicola dal profondo ed enigmatico significato psicologico. Cercheremo di coglierne i tratti essenziali, tenendo conto però della filosofia del regista, secondo cui ciascuno spettatore è tenuto a dare una propria personale interpretazione di una storia.

Il contorto significato psicologico di Eraserhead, il film più intimo e disturbante del maestro punk visionario David Lynch.

Eraserhead

Già dall’ambientazione, una triste e desolata città industriale, capiamo di trovarci in un mondo in cui la personalità individuale viene soffocata, inghiottita dallo smog delle numerose fabbriche della cittadina. Persino l’appartamento di Henry è ciò che di più squallido ci si possa immaginare; solo la presenza della sua sensuale vicina di casa sembra distrarlo della monotonia della sua vita.

Quando viene invitato da Mary a cena, capiamo subito che i due non si amano. In particolare, la scena in cui Henry la raggiunge in casa sua è molto simbolica: la coppia parla attraverso un vetro, mentre un assordante rumore copre le loro voci.

Incomunicabilità totale, fonte di una mancanza di amore tra due persone che semplicemente non si appartengono e non vogliono stare insieme.

Durante l’incontro, la madre di Mary rivela a Henry che sua figlia ha partorito un bambino. La donna, aggressiva e autoritaria, afferma che i due devono assolutamente andare a vivere insieme e crescere l’infante; questo, a prescindere dal reale volere di entrambi. Dalle espressioni angosciate dei due giovani, intuiamo infatti che nessuno dei due ha questo desiderio, ma devono sottostare alle convenzioni sociali che li obbligano così a condurre una vita infelice.

Eraserhead

La vita nell’appartamento è invivibile: la creatura non fa che piangere, privando entrambi del sonno. Perché Lynch ha scelto di dare al figlio di Mary e Henry le sembianze di un piccolo mostro?

Definito dal regista il suo film più intimo e personale, Eraserhead contiene una forte componente autobiografica. In particolare, si tratta della rappresentazione oscura e delirante della prima paternità di David Lynch. Mentre realizzava la pellicola, il regista era agli inizi della sua carriera cinematografica: viveva a Philadelphia, città che odiava, e cercava di entrare a fatica nel mondo del cinema. Proprio in quel periodo, nasceva la sua prima figlia Jennifer, che da neonata aveva una deformazione ai piedi e di cui Lynch si prese moltissimo cura. Lo stress per il lavoro e l’ansia di essere diventato padre per la prima volta avevano fatto crescere in Lynch una frustrazione tale che decise di tradurla in un film.

«Io ho “sentito” Eraserhead, non l’ho pensato».

(David Lynch)

Così dichiarò durante un’intervista. Eraserhead è la rappresentazione artistica di uno stato d’animo, quindi scevra di una vera e propria logica narrativa.

Dal momento in cui Mary, frustrata dall’incessante pianto della creatura, torna dai suoi genitori, il film inizia a perdere sempre più linearità, trasformandosi in una summa di immagini e simboli. Lo spettatore entra così nell’allucinata mente di Henry, in particolare all’interno di un inquietante incubo che turba le sue notti.

Eraserhead

All’interno del radiatore dell’appartamento, vede infatti una donna dal volto deformato cantare sorridente in un teatro, mentre schiaccia degli spermatozoi. Questi ultimi erano già apparsi in un’altra visione di Henry: la moglie, intrappolata nelle lenzuola, generava spermatozoi, gettati poi via dall’uomo con un’espressione schifata sul volto. Il simbolo del rifiuto totale della paternità, che per Henry è solo fonte di angoscia e disperazione.

Verso la fine della pellicola, quando la mente di Henry è all’apice della follia, l’incubo si evolverà in qualcosa di ancora più contorto. Mentre si trova nel teatro, la misteriosa donna scompare e Henry vede la sua stessa testa staccarsi dal suo corpo; questa viene raccolta da un ragazzino che la porta a una fabbrica, dove viene usata per produrre gomme per matite (da qui “Eraserhead”, che accosta i termini “testa” e “gomma”). Il desiderio di annientarsi, di cancellarsi, di dimenticare completamente la triste realtà in cui vive.

Eraserhead

E’ evidente che Lynch sia stato fortemente influenzato da Sigmund Freud e dalla sua concezione di Sogno per descrivere l’inquietante esperienza onirica di Henry. Secondo il padre della psicoanalisi il sogno rappresentava l’ideale porta per accedere all’inconscio di un individuo, in quanto “teatro” delle nostre fantasie più nascoste. In molte sue opere, da Twin Peaks a Mulholland Drive, il regista ha difatti utilizzato l’espediente della rappresentazione teatrale per esplicitare la natura onirica di ciò che stava raccontando.

Le fantasie dei personaggi sono, come direbbe Freud, rappresentate da simboli apparentemente indecifrabili, costituenti il cosiddetto “contenuto manifesto” del sogno. In particolare l’incubo, che lo psicoanalista definiva “sogno a contenuto angoscioso”, diviene un luogo in cui sfogare emozioni negative, generalmente soppresse nella realtà. Proprio questo accade a Henry Spencer: la sua mente diviene l’unico luogo in cui può davvero essere se stesso, lontano dalla soffocante prigione della sua quotidianità.

Alla fine del film, Henry si sveglierà. Quando vedrà la sua vicina, con cui nel frattempo aveva avuto un incontro sessuale, in compagnia di un altro uomo, impazzirà al punto tale da uccidere la creatura.

Lady in the radiator: «In Heaven
Everything is fine
In Heaven
Everything is fine
In Heaven
Everything is fine
You got your good thing
And I’ve got mine».

Questa è la breve e ipnotica canzone cantata dalla donna del sogno, che, alla fine del film, accoglie l’uomo a braccia aperte. Henry sorride, consapevole che il suo dolore è finalmente finito. Ora è libero. Ma a che prezzo? Dalle nuvole bianche che invadono la scena, sembra che Henry si trovi in Paradiso. Solo la morte è riuscito a salvarlo completamentela cancellazione totale del suo Io, ormai completamente alienato dalla sua paternità non voluta, genera così la pace della sua anima.  Henry Spencer ha così realizzato il suo desiderio di evasione dal mondo, luogo oscuro e tiranno che gli ha sempre impedito di essere sé stesso.

Sebbene oggetto di tantissime interpretazioni differenti, Eraserhead ci conduce nelle scomodità, nei disagi e nelle angosce che torturano l’uomo moderno. Una rappresentazione onirica ed esasperata di cosa significhi stare al mondo secondo David Lynch.

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