Nuovi Sguardi: Fulvio Risuleo – Notte fantasma e le potenzialità del bizzarro

Salvatore Gucciardo

Gennaio 5, 2023

Resta Aggiornato

«Bizzarro… come qualcosa che è troppo strana per essere reale ma che quando è fantastico finisce per essere raccontato in maniera realistica»
(Fulvio Risuleo)

Fulvio Risuleo e le sue stesse parole sul concetto di bizzarro suonano ambigue. Come se ci fossero modalità di narrazione che permettessero ad elementi irrealistici non tanto di diventare realistici, quanto di appiattire la distinzione tra reale e finto. Il discorso continua a suonare incompleto. Ma probabilmente il problema è la forma scritta. Che il “bizzarro” risuleiano sia una specificità del linguaggio cinematografico? La costruzione di una rappresentazione della realtà interamente figlia dell’habitat cinematografico?

Con Notte fantasma Fulvio sembra rovesciare lo sguardo luminoso puntato verso l’alto cuore di Guarda in alto, puntando verso il basso. Guardando all’ambiguità di una notte romana che quasi sembra irridere la tenebrosità dei noir. Se la struttura narrativa si avvicina molto al film di genere, il modo di narrazione diventa veicolo o ancor di più tutt’uno con quel bizzarro squisitamente cinematografico. 

Per l’uscita in sala di Notte Fantasma noi di Artesettima abbiamo chiacchierato col regista e sceneggiatore Fulvio Risuelo. Che il bizzarro sia un mistero insondabile?

Abbiamo intervistato Fulvio Risuleo, giovane autore romano classe 1991 con già all'attivo tre film, ultimo dei quali Notte Fantasma del 2022.
Poliziotto e Tarek nelle fogne

Rapida e indolore.

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Notte Fantasma viene presentato a Venezia 79, riceve una discreta attenzione e viene deciso di distribuire il film nelle sale, senza farvi appoggiare direttamente da una piattaforma streaming…

Fulvio Risuleo

In realtà in questo film è il contrario. Nasce per andare direttamente su Sky, almeno così mi avevano detto all’inizio. In fase di montaggio il film ha convinto molto Vision (che si occupa della distribuzione ed è collegata a Sky). Io premevo per non uscire direttamente in tv e di andare prima ad un festival. Mi hanno accontentato e c’è stata una bella risposta dai festival, sia da Rotterdam ma ancora più da Venezia che l’ha selezionato molti mesi prima. Questa risposta positiva mi ha permesso di richiedere alla distribuzione “Bene, dal momento che va a Venezia, pensiamo anche ad un uscita in sala?”. 

Questo film mi sta crescendo tra le mani. È una cosa molto bella perché arrivavo da film dove c’erano grandi aspettative e succedeva che non si rivelavano i successi che si speravano, come il mio primo film.

Guarda in alto che però adesso sta ritornando, ha una seconda vita.

Fulvio Risuleo

Vero. A queste proiezioni di Notte Fantasma, scopro che tanti hanno visto Guarda in alto, che per me è abbastanza miracoloso. È un film che ai tempi non aveva visto nessuno e che 5 anni dopo la gente vede e piace. 

Notte fantasma sta guadagnando sempre più rispettabilità. Le sale lo stanno chiedendo, anche grazie a Teodora film che ha visto il film ed è entrata in co-distribuziuone (cosa rara) con Vision. Teodora che ha una storia distributiva di qualità ha scelto la strada del tour nelle sale, di cui io sono ben contento di seguire. 

Dunque un’uscita in sala che però sta andando discretamente male, ma come tutti i film in questo momento a parte Black Panther, La Stranezza e qualche altro.

Poliziotto e Tarek pensierosi in macchina

Questa scelta di partire dalla sala non la interpreto da un punto di vista politico, ma mi pare che comunque sia una scelta perlomeno formale.

Fulvio Risuleo

Io credo moltissimo nella sala e non mi piacciono le piattaforme. Non le guardo, non ne ho. Non ho nessun abbonamento. Avevo Mubi, che forse rifarò. Rai Play mi sembra il più interessante perché ha le teche. Mubi ha dei film d’autore che sarebbero interessanti da vedere. Ma per il resto a me non interessa e credo che stia stancando anche alle persone che prima erano entusiaste. 

Penso che ci sia una flessione di interesse. Poi la gente ormai ha l’abitudine di guardare le serie come prima si guardava la tv, distrattamente mentre mangi o arrivi stanco da lavoro e guardi una puntata. Io capisco che la funzione sia quella e credo che sia giusto così. Sono contento che ci sia Disney plus che fa quella roba da ragazzini che è il posto suo. 

Spero che la sala in un futuro si possa riprendere e diventare quel luogo di cinema per chi vuole vedere un film, che sia di intrattenimento o autore. In questo momento non è possibile perché le sale sono in crisi, c’è grande confusione. Eppure queste realtà che sto visitando, prima tra tutte quella di Cremona, sono anche delle sorta di oasi di felicità dove l’amore per il cinema convive con una risposta del pubblico. Anche Milano e Bologna sono città molto vive come pubblico. 

Abbiamo intervistato Fulvio Risuleo, giovane autore romano classe 1991 con già all'attivo tre film, ultimo dei quali Notte Fantasma del 2022.
Tarek preoccupato dopo l’arresto

Si cercano comunque nuovi incentivi. Il fatto che vengano organizzati tour di presentazione di un film con regista o cast in sala è un buon modo per spingere lo spettatore in sala. 

Questioni distributive a parte, dicevi che questo film ti sta sfuggendo di mano. Sta evolvendo insieme a te. Riprendendo quello che ci siamo detti a Cremona: questo film parte come un abuso di potere. Con la possibilità di essere sentito come un film sociale ma evolve cercando di raccontare varie sfaccettature psicologiche dei due protagonisti, forse allontanandosi dalla denuncia sociale. Come evolve per te?

Fulvio Risuleo

È così. Quel film poteva tranquillamente essere fatto nei modi del cinema di denuncia, che io ho deciso di non seguire. Io non credo nel cinema di denuncia e non mi piace, ma con le dovute eccezioni. Credo che “Sorry we missed you”, e comunque gli ultimi film di Ken Loach, siano film incredibili, film che ti fanno arrabbiare. Sono uscito dalla sala convinto di voler disdire l’abbonamento Amazon.

Credo che il cinema di denuncia, per essere fatto bene, debba veramente essere di denuncia, debba irritare. Invece tanto cinema sociale italiano per me è stato simbolo di qualcosa da combattere. Quel cinema retorico che si basa sul senso di colpa degli spettatori, che sono mediamente di una fascia economica più alta delle persone raccontate. Con una retorica pseudo-cattolica o post-cattolica, non saprei come definirla. Tutto questo cinema non interessa. A me piacciono le storie che non si possono definire.

Io seguo molto la politica dal punto di vista personale. Ma credo che siano i giornalisti che debbano denunciare, sono loro che fanno un lavoro attivo per la denuncia. I registi devono dare una sorta di interpretazione del mondo che li circonda. Quindi possono entrare anche queste storie, ma a me interessa raccontare i personaggi tridimensionalmente e, specialmente in questo film, ho cercato di inserire il genere. L’idea di un film di genere, che però per me non significa nulla, rimanda a certe cinematografie come noir, gialle, thriller e mi affascina. Mi interessa parlare di tante cose per non prenderne nessuna di petto e usare i personaggi per muovermi in questo labirinto.

Sì, tu parli di un cinema sociale attraverso i suoi contenuti narrativi. Ma comunque la tua filmografia sicuramente non si appiattisce ai modi di narrazione canonici. Utilizzi elementi e concetti allegorici che cambiano il modo di narrare la storia, a livello sia profilmico che filmico. Per me è comunque una presa di posizione politica.

In Notte fantasma ad esempio hai la volontà di utilizzare effetti speciali, come rallenti e sfocatura, molto artigianali, ma che comunque ricreano una sorta di sospensione. È un modo di narrazione non convenzionale.

Fulvio Risuleo

È una ricostruzione semplicistica ma efficace. Io credo che Méliès sia il primo vero regista perché, essendo un illusionista, ha capito che il cinema prima di tutto è stupore. Poi i Lumière invece è come se fossero l’archetipo del cinema del realismo, che mi piace e credo che ancora oggi esistano i registi Méliès e i registi Lumière. Però i registi Lumière più bravi sono quelli che fanno scappare le persone dalla sala con un treno, ovvero quelli che utilizzano la realtà per stupire. 

Mi piace anche l’idea di illusionismo, magia, stupore. Alla fine la base dell’illusionismo è la misdirection: tu costringi lo spettatore a guardare da una parte e nel frattempo stai facendo un trucco dall’altra parte. Per esempio il prossimo film che sto scrivendo sarà un horror-fantascienza perché mi affascina il potere che ha il cinema del terrore di creare delle emozioni fisiche. Il cinema dell’orrore è un cinema fisico e io ho bisogno di questo. Sento di dover trasmettere delle sensazioni usando il suono, la scenografia, l’atmosfera, senza usare storie troppo sociali. A me piace Haneke ma non riuscirei mai a fare un suo film, perché non sono così a livello di persona. Ma adoro il fatto che lui ti stupisca con la storia.

Abbiamo intervistato Fulvio Risuleo, giovane autore romano classe 1991 con già all'attivo tre film, ultimo dei quali Notte Fantasma del 2022.
Tarek e il poliziotto all’osteria

Il tuo discorso magari non è prettamente politico perché il contenuto narrativo non è esplicitamente politico. Ma è comunque una presa di posizione. Scelte formali che condizionano scelte contenutistiche. C’è anche una precisa idea di cinema…

Fulvio Risuleo

Mi fa piacere che lo dici. Tra l’altro un’altra persona che mi ha detto una cosa del genere di recente è Sergio Sozzo di Sentieri Selvaggi. Un critico che ci tiene sempre a sottolineare l’aspetto politico di un autore sulla base delle sue scelte, non tanto delle sue posizioni ideologiche. Io mi sento di prendere posizioni. Ho tante cose che non mi piacciono, a me il cinema italiano non è mai piaciuto. Eppure oggi ci sono dei film buoni, ma sono eccezioni. Quest’anno ci sono film che mi sono piaciuti come Il buco o Atlantide. Il mio film preferito dell’anno è Gigi e la legge. Non è ancora uscito, di Alessandro Comodin. Film piccolo, basso budget, ma pieno di idee di regia.

Diciamo che ti muovi sullo stesso sentiero. Sei al terzo film e decidi di usare la vaselina per simulare un effetto di straniamento.

Fulvio Risuleo

Quello lo farò sempre, è una questione di dove vuoi arrivare, di obbiettivo. È ovvio che se avessi 15 milioni di budget come Sorrentino, magari userei una lente assurda, presa dall’Inghilterra. Ma penso che sarebbe un errore.

Ripenso ogni tanto a “Guarda in alto” dato che per adesso mi sto trovando a parlare dei miei film, cosa che non faccio spesso. C’è una scena in un condotto di areazione (Guarda in alto aveva la metà del budget di Notte fantasma): facemmo un preventivo e ci veniva 20 mila euro di un cunicolo bellissimo, come farebbe Sorrentino. Noi avevamo 800 euro di budget da spendere perché era un giorno di riprese e il produttore non poteva spendere 1/20 del budget per una scena.

Allora ci siamo scervellati con lo scenografo e abbiamo pensato di noleggiare un vero condotto di areazione per un giorno e prendere un pittore, con una pittura che si pulisce con l’acqua, che invecchiasse il condotto. Io sono felicissimo del risultato. Ogni tanto ripenso a quella scena e dico che se avessi speso 20 mila sarebbe riuscita uguale o magari un po’ meglio, ma questa cosa mi ha fatto risparmiare soldi che ho potuto investire in qualcos’altro. 

Scelte del regista sono spesso scelte che condizionano i costi. Io sono molto competente sulla questione produttiva e il budget è una cosa che leggo sempre. Nei film piccoli io devo farlo. So che una mia scelta determinerà una spesa, ma questo non mi limita. Ad esempio: nella scena dell’incidente in Notte fantasma è una scena costata abbastanza. Ci sono 17 inquadrature per 10 secondi di impatto. Un giorno intero di riprese e una serie di effetti speciali e anche visivi aggiunti dopo, insomma una scena costosa. Ma è una scena determinante per il film. 

Quindi io credo che le spese siano molto legate al sapere quanto effettivamente è importante una scena. Ogni tanto si sbaglia.

Mi aspettavo che fossi ferrato in materia. Si vede da come hai girato Notte fantasma.

Fulvio Risuleo

Posso dirti che tutta la mia generazione è ferrata, non sono solo io. Tutti quelli cresciuti con una telecamera, le cose se le so’ fatte da soli. Tutti noi abbiamo fatto i corti spendendo i nostri soldi, i nostri stipendi, le nostre paghette e abbiamo imparato a girare e produrci le cose a un buon livello. È ovvio che per chi faceva cinema con la pellicola – anche se uno come Moretti ha sempre filmato in questo modo e tanti altri -, era più difficile girare e prodursi. Adesso tutti noi abbiamo un giusto background di cortometraggi autoprodotti o crowfounding che ci hanno messo in mezzo a un sacco di responsabilità economiche. Per cui siamo tutti un po’ più competenti dei nostri maestri. Che non significa più bravi, ma più competenti in materia.

Abbiamo intervistato Fulvio Risuleo, giovane autore romano classe 1991 con già all'attivo tre film, ultimo dei quali Notte Fantasma del 2022.
Il poliziotto provoca Tarek

È interessante. Riflettendo sul cinema italiano contemporaneo, sentendo le voci della vostra generazione, sento anche una stessa presa di posizione nel come utilizzare la macchina. Un uso scarno che però permette di far emergere allegorie, elementi magici, di sospensione. È una domanda un po’ programmatica che propongo sempre.

Noi di Artesettima abbiamo scritto un “Manifesto del realismo allegorico italiano” dove cerchiamo di utilizzare la categoria di realismo allegorico per riuscire a muoverci all’interno del panorama cinematografico italiano contemporaneo. Ti senti vicino a questa interpretazione?

Fulvio Risuleo

Sottoscrivo in pieno questo vostro manifesto. 

“Guarda in alto” l’ho pensato finito il liceo. Io avevo le idee chiare, sono subito entrato al CSC a 19 anni. Ma tutti i miei amici non sapevano che fare. Quindi questa sorta di “non so che fare, i miei genitori, il futuro…” è stata la mia ispirazione. L’idea di fuga restando a casa, era quella.

Beh anche in “Notte fantasma”

Fulvio Risuleo

Ma infatti so che hanno qualcosa in comune. Comunque questo discorso che fate voi è bello. Magari non ci sono tanti film che lo fanno veramente in Italia.

Stiamo cercando di prendere un po’ di esempi. Parlando con la Samani, autrice di Piccolo corpo, viene fuori un misticismo molto vicino all’allegoria. Anche Favolacce dei D’Innocenzo, la Rohrwacher, con Lazzaro felice, è forse la regista più emblematica di questo comune sentire. Anche Re Granchio di Zoppis e Rigo de Righi.

Fulvio Risuleo

Alcuni di questi film non mi sono piaciuti ma sono d’accordo che sono tutti all’interno di questo tipo di voglia di uscire fuori dagli schemi del realismo-materialista, è un realismo più immaginifico.

Abbiamo intervistato Fulvio Risuleo, giovane autore romano classe 1991 con già all'attivo tre film, ultimo dei quali Notte Fantasma del 2022.
Tarek spaventato e confuso

C’è altro. La scena di Notte fantasma quando i due protagonisti si trovano dentro la stanza della figlia e la camera segue il gabbiano, o come l’autolavaggio, sono piccoli elementi che non hanno bisogno di spiegazione, di essere didascalici. Sono immagini che si lasciano vedere.

Il paesaggio. C’è un passo del testo Nouvelle Vague italiana di Vito Zagarrio che dice: “La stereotipia di questi sguardi, la dislocazione reciproca di questi punti di vista non va trascurata. Riflettere sul paesaggio significa anche riflettere su tre esperienze visive: lo sguardo dei personaggi dentro il film, lo sguardo del film e lo sguardo dello spettatore sul film.” Tutto questo nel tuo cinema viene fuori con una dislocazione del canonico set romano. Quant’è centrale il paesaggio nel tuo cinema e quanto ti interroghi sulla questione dello sguardo?

Fulvio Risuleo

Non è del tutto vero che la Roma che racconto io non è raccontata dal cinema. Perché quasi tutte le locations in cui ho girato sono locations dove girano ogni settimana. Mi sono posto anche una serie di problemi. La scena del piano sequenza dove viene arrestato Tarek, quella location è Il Mandrione, famosa da “La comare secca” di Bertolucci, da Pasolini che c’ha girato Accattone, da un macello di registi e io quando giravo avevo i cartelli con scritto che la settimana dopo avrebbe girato Battiston il suo film. Ma sapendolo, io ho deciso di filmarlo come nessuno l’aveva filmata fino a quel momento.

Secondo me il punto non è tanto il luogo, ma come lo si filma. Anche l’Isola Tiberina, che è l’unica isola di Roma, non è originale. Ma forse filmata così assume un’altro aspetto anche per i romani stessi. 

In Italia si sono dimenticati la regia, è qualcosa che hanno perso. Alcuni registi nuovi di quelli che hai citato non l’hanno dimenticata. Ma c’è tutto un cinema che la regia ha voluto annientarla e dire “Realismo. Realismo più che si può. Dirigiamo gli attori e buttiamoli in mezzo alla telecamera. Luci? Non si mettono più”. Direttori della fotografia come Bigazzi hanno dimenticato cos’è il cinema, hanno smesso di illuminare. Ha fatto Il Divo che ha una luce bellissima e poi film dove illumina solo per andare veloce, per macinare, lasciare spazio agli attori per improvvisare. I registi hanno smesso di studiare.

Nel periodo anni 2000, quando io studiavo, ero indignato perché c’erano registi che hanno rovinato il cinema italiano perché non era come quello americano. Io questa sciatteria purtroppo continuo a vederla nei film di genere. Come il suono. Il suono è tutto, bisogna investirci tanti soldi. La sciatteria è pure dei produttori. Dico registi perché sono i responsabili, ma non sono i soli colpevoli. 

Quello che interessa a me è il perfezionismo tecnico perché la tecnica è tutto. Io studio più che posso la tecnica, cerco di capire come si girano le scene, una cosa che tutti fin da piccoli fanno. 

Poi non mi va di fare un discorso “Io sono meglio di tutti”. Queste cose le dico anche a me stesso. Io ogni tanto ho avuto atteggiamenti che considero sbagliati, come ne Il colpo del cane. Ero diventato presuntuoso, ho girato pensando di poter improvvisare, che potevo controllare interamente la scena senza prepararmi. Invece per Notte fantasma mi sono messo seduto, ho fatto lo storyboard, ho preparato tutto. È un film che ho pensato tantissimo ma con l’idea di non far vedere che il film fosse schematico e pensato.

Credo che un po’ di sano perfezionismo manchi. Ho paura di essere vago e generico, ma io parlo del suono, della cura tecnica, della preparazione. Ovviamente sono i produttori che devono mettere i registi nelle condizioni di avere settimane di preparazione ed è per questo che i low budget hanno senso se sono veramente indipendenti. Cioè se a farli sono produttori/registi che magari girano per mesi, per conto loro.

Faccio un volo su un film italiano contemporaneo che è “Dorme” di Eros Puglielli. Quel film è fatto da un diciannovenne, con la vhs, con degli amici ed è una delle cose più interessanti degli ultimi 20 anni. O “La pivellina”, girato in 16mm da due co-registi e co-sceneggiatori che curano anche fotografia, montaggio e quello è uno dei film più fighi fatto negli anni 2000, fatto con 0. Non dico che bisogna fare film costosi, perfezionisti per forza. Ma bisogna scegliere una strada. A me piace Herzog, l’avventuriero che gira con una telecamerina e fa dei capolavori e il regista che dirige il set con Nicolas Cage, la fotografia perfetta e fa dei capolavori.

Non dico che bisogna fare solo un cinema, ma bisogna adattarsi. Ogni storia ha il suo registro, ma bisogna anche prepararsi, non si può andare a girare a caso. Mi sento di polemizzare contro un cinema sciatto che si sente cinema da un momento all’altro, bisogna studiare. Come il musicista o lo sportivo. Che fanno, non studiano tutti i giorni? Perché il regista dovrebbe fare lo snob? Deve studiare come tutti gli altri. Non può fermarsi.

Leggi anche: Nuovi Sguardi: Laura Samani – Piccolo Corpo tra comunità, magia e politica

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